Convegno “La città oggi dal degrado e dall’indifferenza alla scoperta della bellezza”

Intervento del SGC Leo Taroni

Gentili Signore, Gentili Signori,

Fratelli carissimi.

Nel porgerVi il sentito saluto del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico ed Accettato per la Giurisdizione Massonica Italiana, plaudo l’iniziativa dell’Ispettorato Regionale dell’Emilia Romagna il quale, con la tematica di questo Convegno, coglie ed evidenzia le problematiche proprie della nostra quotidianità in generale, ed in un tempo anche quelle del singolo individuo in quanto partecipe indissolubile di una umana coralità.

Gli illustri Relatori, sapientemente e dalle diverse angolazioni connesse alle loro specifiche professionalità, tratteranno le questioni che alterano la fruibilità delle nostre città in uno con quella che, comunemente, viene definita civile convivenza.

Decoro urbano è ormai il termine usuale con il quale, genericamente, sono affrontati i temi che, positivamente o negativamente, coinvolgono l’uomo quale soggetto costituente la comunità che oggi, semplicemente, definiamo città.

Della tematica posta sono stato colpito, in particolare, dal termine “Indifferenza” che in questo contesto non attiene all’ascetica rinuncia ad ogni scelta, bensì il consapevole e colpevole disinteresse al bene comune e, ancor prima, al proprio.

A tal proposito, non posso non ricordare quanto scrisse nel 1917 Antonio Gramsci nel suo libro “La città futura”: “…Odio gli indifferenti… Chi vive veramente non può non essere cittadino… L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti”.

In questa ottica, quella propria dell’individuo correlata alla molteplicità ed alla non indifferenza, desidero esporVi talune problematiche unitamente alle soluzioni che l’Istituzione Massonica, ed il Rito Scozzese in particolare, intendono offrire a quanti reputano che queste debbano e possano trarre origine dall’armonica conoscenza di sé stessi, soltanto se affrontate con animo scevro da pregiudizi sia politici che religiosi.

Dall’Uno, il singolo individuo in quanto civis, al molteplice, la comunità in quanto Civitas, e per converso dal molteplice all’Uno.

Non casualmente ho inteso parlare di civitas quale comunità, perché questo termine che, nella concezione politica e giuridica latina, designava la città-stato, corrispondente alla πόλις dei Greci che indicava altresì l’insieme dei cittadini; tale concezione distingueva la Civitas dall’ urbs dei romani, che indicava invece la città come complesso di edifici e di mura.

Per altro, proprio dal vocabolo civitas discende la parola civiltà il cui significato, originariamente, indicava l’insieme delle qualità e delle caratteristiche del membro di una comunità cittadina, nel senso di buone maniere cittadine per assurgere successivamente, nel periodo illuminista, a sinonimo di progresso.

Vogliate perdonare questa mia digressione linguistica, tuttavia non del tutto casuale, perché motivata dalle tematiche che affronteranno i nostri esimi relatori.

Siamo infatti qui riuniti per chiederci se sia possibile, oggi, riscoprire la bellezza nella e della città.

Questa domanda ha il medesimo impatto di quella che potrebbe avere in un Ordine Iniziatico, quale sono la Massoneria ed il Rito Scozzese, se i loro appartenenti si chiedessero se sia ancora viva la Tradizione, se regni ancora la bellezza intesa quale armonia, strumento indispensabile per la conoscenza di sé stessi.

Rilevo un indubbio parallelismo fra gli interrogativi posti dagli Organizzatori di questo Convegno, i cui lavori si svolgono in una piazza dedicata al Fratello Massone Andrea Costa, e quelli che sono chiamati ad affrontare quanti intendono intraprendere un percorso iniziatico che, come tale, viene sovente sottovalutato se non dileggiato o incompreso da coloro che non hanno affinata interiormente l’innata sensibilità al bello ed all’armonico.

Questo parallelismo trae appunto origine dal concetto di Città che, secondo il mio pensiero, ancor prima di essere un aggregato di edifici e di uomini, costituisce il punto ed il momento di incontro di una pluralità di singoli esseri che, in quanto individui, sono i soggetti costituenti della pluralità che noi definiamo Città.

Non sono questi meri sofismi o disquisizioni lessicali e letterarie poiché, a mio avviso, sono gli elementi indispensabili per rispondere positivamente alla tematica sapientemente posta all’attenzione di questo Consesso.

Il Rito Scozzese e la Massoneria hanno affrontata tale problema constatando che la Città non è fuori di Noi: più esattamente affermiamo che in ciascun Uomo alberga un Tempio, la dimora di quel divino insito in ciascun Essere senziente.

Se dunque ciascun individuo avesse la reale percezione di essere egli stesso, senza intermediari, il portatore del sacro, nella accezione più profonda e scevra dalle terrene ideologie e religioni, ben potrebbe rivedere e trovare in ciascun diverso singolo individuo questa comune specificità.

Namastè: riconosco in te il divino che è in me.

Così affermano in Oriente con una sola parola.

Dunque, coscienza che ciascun singolo Essere stia diuturnamente lavorando per l’abbellimento del proprio Tempio interiore, coscienza che, pur nel duro lavoro individuale, esiste una sottile ed inespressa coralità che induce, come afferma una dichiarazione massonica, a lavorare per il bene dell’Umanità.

Quanto sino ad ora ho affermato, non sono certamente i poetici desiderata di un Massone, quale mi onoro di essere.

E’ invece l’indispensabile presa di coscienza che, dall’individuo, deve essere traslata alla Comunità, alla Civitas per costituire un’armonica coralità e non un’amorfa massa.

L’auspicio, l’impegno che dobbiamo assumere e che deve essere l’obiettivo del nostro operare è quello di riscoprire il valore della bellezza interiore ed avere la capacità di trasmutarla nella quotidianità delle nostre Città.

Desidero concludere questo mio intervento, richiamando alla Vostra sensibilità, la Divisa e quindi l’impegno del Rito Scozzese: “Ordo ab Chao”: poniamo ordine e chiarezza nel nostro Essere, ritroviamo il Divino che è in noi ed il domani sarà la nuova stagione delle nostre Città, delle nostre comunità.

Namastè.

Ravenna, 20 ottobre 2018

Leo Taroni, 33° SGC

Interventi Convegno La città oggi Ravenna 20 0ttobre 2018 docx
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