MESSAGGIO ottobre 2013

del S.G.C. Luigi Milazzi

Prima di tutto la Concordia. «Concordia parvae res crescunt, discordia maximae dilabuntur (letteralmente nell’armonia anche le piccole cose crescono, nel contrasto anche le più grandi svaniscono» (Sallustio). Peccare contro lo spirito del tempo, anzi scherzare contro lo spirito del tempo non è lecito. E’ l’unica vera confessione religiosa, costituita da una somma di credenze irrazionali e di tendenze fondate sul sentimento piuttosto che sul raziocinio, che si sottraggono a qualsiasi categoria della nostra ragione, ma proprio per questo esercitano suggestioni potenti sugli uomini e sulle donne che tracimano in un vortice insensato (C. G. Jung). Ne nasce un conformismo che guarda con sospetto al dissenziente, a chi canta fuori dal coro. Le persone che si discostano da questi traviamenti dell’anima, non solo sono guardate con fastidio, ma anche con sospetto, quasi fossero dei bestemmiatori e sicuramente delle persone socialmente pericolose. Del tutto diverso da quanto avviene nel Rito Scozzese dove già nei primi passi del Rituale il neofita è avvertito: «Se voi credete di trovare in questo luogo soddisfazione alla vanità, all’ambizione potete ritirarvi: eviterete di andare incontro a delusioni. Ma se voi credete sinceramente che la felicità consista nella carità, nello studio, nell’esaltazione delle virtù, allora potete rimanere tra noi e sforzarvi di liberare il vostro essere dalle passioni che possono avvilirlo… impedendogli di gioire della serenità del saggio». «Voi avete pianto con i Vostri Fratelli per la morte di Hiram. L’intelligenza, unica potente direttrice dei lavori, è stata soffocata dall’ignoranza, dal fanatismo e dall’ambizione. La parola di vita è perduta: Durante i secoli lo spirito è stato ucciso e voi sapete bene che i suoi assassini vivono ancora. Il lutto che qui ci avvolge ve lo indica: ma la Libera Muratoria è fatta per liberare lo spirito dell’uomo.». Il vero giusto la persona autentica è chi ha scelto come divisa della sua vita la legge del perdere per trovare del dare per possedere, della gioia del distacco per trovare la pienezza.  Vi è più gioia nel dare che nel ricevere. (Atti degli …20,35).

Fondamentale per la vita dell’uomo è trovare un senso, un valore centrale, un perché: allora si sarà capaci di vincere ogni difficoltà, di superare ogni ostacolo, di passare sopra a ogni come. In questa luce, decisiva è la generosità nel donare e nell’amare perché allarga l’anima al mondo e alla vita. E’ la via stretta, la strada impegnativa eppur gioiosa dell’amore.

Diversamente da quanto avviene nella società profana schiava dello  “spirito del tempo”, nel Rito scozzese, dove è ben ferma l’affermazione della razionalità contro ogni irrazionalismo magico, è importane distinguere tra saper e sapienza. Si può essere colti a livello alto, eppure incapaci di spiegare e di comprendere in profondità la verità e l’autenticità delle cose, mentre la sapienza è invece una dote,  frutto di studio, ma anche dono, impegno di ricerca intellettuale, ma  anche maturità personale,  nitore di pensiero, ma anche calore di passione. Sapere significa aver sapore, come studere significa appassionarsi. Su questo crinale si misura la vera cultura, ma anche la genuina ricchezza interiore di una persona. Ed è solo per questa via che si può diventare maestri.

Una delle nostre caratteristiche essenziali, perché uomini, Liberi Muratori e Scozzesi, è quella di perseguire instancabilmente la conoscenza con un desiderio di apprendere e di poter evolvere il nostro pensiero. E’ un atteggiamento questo che ci obbliga a essere pronti ad accogliere ogni punto di vista, ogni esperienza anche se diversa dalle nostre. «Il Rito scozzese stesso mostra di avere in se stesso una tendenza “ecclettica”, rivolta alla “tesaurizzazione” di quanto di migliore abbia prodotto il “pensiero umano”…almeno per stimolare il ricordo e lo studio senza fare scelte dogmatiche» (E. Bonvicini, I Gradi della Massoneria di Rito Scozzese A. e A.).

Non si tratta di relativismo, perché al centro sono collocati ben fermi i nostri principi intesi come valori positivi, quelli su cui noi ci fondiamo perché costituiscono i valori tradizionali del Rito Scozzese. Al riguardo l’esperienza insegna che i nodi che sembrano forti e stretti con il tempo possono allentarsi, le stesse passioni svanire, i beni raccolti con fatica e sudore disperdersi. Il suggerimento che ne deriva è quello di non perdersi in opere vane, ma di raccogliere tesori che non possano essere consumati da ruggine o rapinati dai ladri. Di raccogliere e tesaurizzare valori permanenti che si fondino sull’amore, sulla giustizia, sulla verità, sul bene: realtà eterne e trascendenti, incise nel libro della vita che, secondo un’antica immagine, Dio tiene davanti a sé. Il possesso di questi tesori  consentirà inoltre di innestare nel tempo che scorre l’eternità cui ancorare le nostre esistenze. Sono punti  di riferimento idee universali per il nostro pensiero e per le nostre azioni come la pace e i diritti umani, dove le nostre riflessioni non possono limitarsi a un approfondimento puramente intellettuale ma devono poter influire sulla situazione in cui operiamo tracciando quelle linee guida particolarmente necessarie in momenti di confusione generale tipici di quella torre di Babele che è la Società contemporanea. Senza dimenticare che l’impegno a pensare bene è il principio della morale. (B. Pascal). Allo strumento fondamentale che noi usiamo per il nostro perfezionamento interiore, lo studio e l’interpretazione dei simboli, si contrappone la diversità delle nostre tradizioni. Infatti, i vari sistemi della Libera Muratoria hanno un retroterra che potremmo definire multiplo: la stessa tradizione della massoneria operativa, fortemente presente nel rituale del IV Grado, la tradizione cavalleresca, la tradizione religiosa e templare, la tradizione mistica, la tradizione alchemica, la gnosi. Le diverse comunioni nazionali tendono a favorire più l’una o l’altra tradizione, ma ciò lungi dal costituire una difficoltà, è una ricchezza dove punti d’unione sono la fraternità e la tolleranza, fondate sull’uso degli stessi simboli, anche se nel solco di storie diverse, che devono essere rigorosamente rispettate. Se si guarda alle idee universali che sono comuni a tutti noi, esse possono provenire da fonti diverse come la Bibbia, le tradizioni cristiane ma anche da altre, dalla filosofia greca, legata a sua volta alla civiltà dell’antico Egitto, e più recentemente dalla rivoluzione scientifica e dall’ Età dei Lumi. Ognuno di noi può imparare qualcosa ricorrendo a ciascuna di queste fonti, ma attingendo prima di tutto alle tradizioni più antiche di quella che compone il background privilegiato del proprio ordine o Rito di appartenenza. Per esempio nel più antico rituale del IV grado troviamo un passo che non sarà ripreso nei rituali più moderni, ma che è di grande importanza con riferimento al problema della trascendenza. Ci si riferisce al gioiello del grado, la chiave esoterica di accesso al Santo dei Santi, dove il neofita entrerà nello stesso tempo in cui sarà invitato alla ricerca della Verità e della Parola Perduta. Il Saggissimo chiede all’iniziando: Datemi il segno della vostra vocazione: Risposta: Eccolo, indicando la chiave che è sul quadro della Loggia. Domanda: che significa questa chiave? Risposta: Il silenzio e nient’altro. Domanda: Dove l’avete appreso? Risposta: Al centro di un triangolo racchiuso entro tre cerchi. Domanda: Che cosa significa il triangolo racchiuso? Risposta: E’ una conoscenza della quale non sono stato ritenuto ancora degno. Tutto ciò possiamo ammirare nel grande affresco della Massoneria e, quindi, del Rito Scozzese dove tutte queste tradizioni sono rappresentate in un prospetto armonico tale da allargare gli orizzonti e nel frattempo approfondire la conoscenza. Ben vengano, quindi, queste opportunità di incontri e di scambi di idee ed esperienze. Lavorando assieme potremo migliorare noi stessi e contribuire concretamente all’affermazione di quei valori che sono gli anelli forti della nostra Catena d’Unione, senza però dimenticare che con l’investitura al IV grado del Rito Scozzese il metodo della ricerca è mutato perché «Il lavoro nella loggia di perfezione non ha lo stesso andamento della Loggia simbolica: Il nostro lavoro è costante come il lavoro del solitario che nel silenzio analizza nella sua mente i propri pensieri». Claudio Magris, germanista e scrittore che ha dedicato importanti studi alla cultura della Mitteleuropa,  ha espresso nel suo romanzo “Alla cieca”  un pensiero che colpisce e richiama al senso profondo del nostro essere:

«La vita non è una proposizione o un’asserzione, ma un’interiezione, un’interpunzione, una congiunzione, tutt’al più un avverbio, comunque mai una delle parti principali del discorso».

La nostra vita non riesce forse a costituire come ha scritto Magris, nel suo insieme un discorso completo, ma soltanto una delle parti minori, ma altrettanto necessarie per la sua completezza. Per questo fatto non ci sentiamo figli di un dio minore, anzi. La nostra sfida sta nello scoprire attraverso il ragionamento e la riflessione il senso di questo discorso che ci comprende e trascende nel medesimo tempo. Non abbiamo la fortuna di possedere le rivelazioni che vengono da una fede religiosa, e possiamo, quindi, contare soltanto su noi stessi e sulla ricerca della Verità attraverso il nostro perfezionamento interiore.  Perciò dobbiamo tenere sempre ben presente quanto ci suggerisce il rituale: che non c’è bisogno di sperare per intraprendere né di riuscire per perseverare. E’ un consiglio che implica , con un atto di fede, la certezza al di là della speranza.

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