Discorso Festa del Rito 2022

Venerabilissimi e Potentissimi Sovrani Gran Commendatori, Potentissimi Fratelli del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato per la Giurisdizione Massonica Italiana,  Illustrissimo e Venerabilissimo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia,  Fratelli tutti carissimi, per prima cosa consentitemi d’esprimere la mia gioia;  oggi, dopo un lungo intervallo di due anni, possiamo nuovamente riunirci per celebrare la Festa del Rito Scozzese Antico e Accettato. Oggi, con essa celebriamo, con qualche giorno d’anticipo,  anche il Solstizio d’Estate,  che non decreta unicamente l’inizio della stagione estiva e, conseguentemente, il maggior periodo di luce dell’anno, ma costituisce un particolare momento dello zodiaco, che da sempre è fonte  di riflessione per i più avveduti.

Nei giorni del Solstizio d’estate il Sole entra nella costellazione del Cancro, notoriamente segno d’acqua, e questa unione è tradizionalmente considerata il matrimonio del Sole con la Luna,  simbolicamente tale congiunzione è raffigurata dall’esagramma, o Sigillo di Salomone,  nel quale il triangolo di Fuoco e quello dell’Acqua si incrociano ad indicare l’equilibrio cosmico che si realizza in questo periodo dell’anno.

Adesso è giunto il momento del raccolto, le spighe sono al culmine del loro processo di crescita, l’uva perviene a maturazione e i nuovi semi acquistano forza e vigore nel seno dei frutti.

La natura appare in festa ed è palese come, alla sua interiorizzazione, avvenuta durante il Solstizio d’Inverno, corrisponda l’esteriorizzazione in quello estivo; non a caso il 24 giugno si festeggia il cosiddetto “Natale estivo” a sottolineare la stretta relazione tra i due eventi.

In sintonia con il periodo, la Massoneria è solita sospendere i propri Lavori, infatti, in un certo senso, tutto è ormai compiuto, in quanto non resta che raccogliere i frutti di quanto si è precedentemente seminato. Ovviamente si parla di frutti spirituali, ma, poiché la Massoneria persegue l’Ars Regia, è comunque importante che la raccolta avvenga in questo periodo, se il nostro Opus non fosse in armonia con le leggi della Natura, ciò, infatti, ci allontanerebbe dalla condizione di Società Iniziatica Tradizionale.

Oltre a tutto ciò, noi, in questo giorno, gustiamo nuovamente il piacere di stare assieme, Fratelli tra Fratelli, perché il Massone ha bisogno della compagnia dei suoi pari ed è soprattutto per questo motivo, o meglio, per questa necessità, che, partendo da ogni parte d’Italia  e da molti paesi del mondo, oggi ci siamo riuniti in questo Tempio.

La Fratellanza, ricordiamolo sempre, è uno dei pilastri sul quale poggia la nostra Istituzione, la Piramide scozzese comprende 33 Gradi, corrispondenti a crescenti gradi di realizzazione spirituale, i loro appellativi sono simbolici e, pertanto,  non sempre facili da comprendere, ma il titolo di Fratello rimane comunque il più chiaro e il più importante perché è alla base di tutta l’ascesi muratoria. Ricordiamo sempre che noi siamo tutti frutti di uno stesso albero, una pianta diversa da tutte le altre, poiché ha le radici in cielo e la chioma in terra, è l’Albero della Tradizione.

Ma noi non siamo avulsi dal resto dell’Umanità, ne siamo anzi parte integrante, anche se, osservando ciò che succede nel mondo,  la tentazione di ritrarsi in noi stessi appare forte; ma, per nostra natura, non siamo capaci di vivere come quei pseudo-saggi, racchiusi in una torre d’avorio, che si limitano a scrutare il Cielo, non possiamo e non dobbiamo avere la presunzione, nonché l’egoismo di crescere da soli, atto che equivarrebbe all’assurdità di volersi alimentare con l’idea di nutrire solo una certa parte del nostro corpo. Non dimentichiamo mai che tutti noi ci siamo liberamente impegnati a lavorare per il Bene dell’Umanità;  oggettivamente, questo è un punto molto delicato nella vita di un Massone, il giuramento lo vincola,  ma la sua realizzazione presenta difficoltà quasi insormontabili. Il pensiero, per sua natura, è teorizzazione, mentre l’azione comporta il suo adattamento alla realtà e ciò, inevitabilmente, implica lo sviluppo di una nuova sensibilità, fatalmente destinata a modificare il proprio stile di vita, in quanto richiede la consapevolezza di essere realmente parte del Tutto.

A ciò si aggiunge un’altra grande difficoltà, ossia definire ciò che s’intende per Bene dell’umanità, concetto estremamente difficile da definire a causa della sua estrema opinabilità; ciò che appare  giusto per gli uni può essere giudicato errato per altri, e, chiaramente mi riferisco solamente  a coloro che sono in buona fede.

La Libera Muratoria si è sempre adoperata per il miglioramento delle condizioni umane, cercando di fornire i necessari supporti, materiali e di pensiero, per consentire all’uomo di emergere dalla miseria sociale ed intellettuale.

La libertà, per quanto possibile, dal bisogno e dalla malattia, ma soprattutto l’autonomia del pensiero, mettono l’uomo nelle condizioni di dare il meglio di sé, sia in ambito collettivo sia individuale; l’uguaglianza sociale, realizzata attraverso meccanismi legislativi, condivisi e finalizzati al bene comune, consente alla società umana di evolversi serenamente, ma, tutto questo può essere realizzato unicamente a condizione che l’uomo guardi al proprio simile come ad un fratello, e non come ad una preda, come ricorda il detto latino: Homo homini lupus.

Ovviamente, per la Massoneria, il benessere del corpo e della mente sono solo il primo passo per consentire all’uomo di riprendere quel posto che la sua dignità gli consente.

A questo proposito, desideriamo ricordare una delle opere fondamentali del rinascimento, ossia l’Oratio de homini dignitate di Giovanni Pico della Mirandola, nella quale il grande umanista esalta le qualità intellettuali dell’uomo, arrivando a collocarlo al centro dell’Universo, esaltando il suo libero arbitrio, dote che gli consente di degenerare sino a livello animale o d’innalzarsi sino al Divino.

 

“Ma tu senz’essere costretto da nessuna limitazione, potrai determinarla da te medesimo, secondo quell’arbitrio che ho posto nelle tue mani. Ti ho collocato al centro del mondo perché potessi così contemplare più comodamente tutto quanto è nel mondo. Non ti ho fatto del tutto nè celeste nè terreno, nè mortale, nè immortale perché tu possa plasmarti, libero artefice di te stesso, conforme a quel modello che ti sembrerà migliore. Potrai degenerare sino alle cose inferiori, i bruti, e potrai rigenerarti, se vuoi, sino alle creature superne, alle divine”.

 

La Massoneria è pienamente consapevole di tale natura dell’uomo, ma anche che essa spesso rimane velata dalle brutture che continuamente lo avvolgono; come ho detto, noi oggi festeggiamo la Luce, ma il mondo rimane avvolto nelle tenebre: la guerra, la pandemia, l’inquinamento, il depauperamento del nostro pianeta, la miseria morale e materiale ne sono i tristi artefici.

Il nostro numero e le nostre forze appaiono palesemente inadeguate; è vero, noi non abbiamo la forza di opporci direttamente a tutto questo, ma ciò non deve costituire un alibi per il nostro disimpegno. Si narra che i cavalieri Templari, cui si riferiscono alcuni dei Gradi più importanti del Rito Scozzese Antico ed Accettato, non chiedessero mai quanti fossero i nemici, ma solo dove fossero per poterli attaccare;  e se oggi un tale atteggiamento potrebbe sembrare foriero di inutili sacrifici, ricordiamoci, allora, che anche il più alto, il più maestoso degli alberi è stato un piccolo seme. Così, come nella Via iniziatica è detto che il Cammino è forse più importante della stessa Meta, così io affermo che il nostro impegno nel miglioramento dell’umanità deve prescindere dalle capacità di realizzarlo. Ricordiamo che le antiche cattedrali furono costruite grazie al lavoro di generazioni di operai che, pur consapevoli di non poter assistere al compimento dei loro sforzi non si sono risparmiati. Non dobbiamo essere da meno, buon Lavoro, Fratelli!

Ho detto.

 

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