Balaustra di primavera del Pot.mo e Ven.mo Gian-Paolo Barbi Sovrano Gran Commendatore del R.S.A.A.

L’Equinozio di Primavera  coincide con l’ingresso del Sole in Ariete, in questa fase dell’anno le energie vitali riprendono forza, questo è senz’altro positivo, ma dobbiamo altresì tenere presente che lo slancio coraggioso, volitivo, ma anche indisciplinato, in quanto dominato dall’istinto, tipico di questo segno, potrebbe non condurre a un risultato favorevole, anzi potrebbe addirittura rivelarsi dannoso, se non fosse opportunamente guidato. Infatti, sul piano iniziatico, ogni nostra azione deve essere la decisa, ma prudente, manifestazione di un divenire interiore; ricordiamo, a questo proposito, il detto Festina lente, ossia affrettati lentamente, consiglio che si vuole rivolto ad Augusto da Svetonio.

In altri termini, il Fratello Scozzese, consapevole di ciò che è, si apre a nuove esperienze iniziatiche, nei tempi e nei modi voluti dalla Natura, con la vigile attenzione di colui che, nel dispiegarsi della Tradizione, intravede il proprio divenire.

Il divenire è uno dei concetti più dibattuti in filosofia, comunemente viene opposto a quello di essere nel caso in cui quest’ultimo sia concepito come eternamente immobile e sottratto a ogni mutazione.

Essere indubbiamente ha significato di esistere, e, in quest’accezione è palese che la presenza dell’Uomo e quella di un sasso sono apparentemente equivalenti, in quanto entrambi sussistono, ma,  palesemente, l’essere dell’Uomo non si limita ad una semplice manifestazione fisica; egli, infatti, si caratterizza quale ente privilegiato, in quanto non solo è in grado d’interrogarsi sulla propria esistenza, ma anche di valutarne le implicazioni e scegliere tra le diverse possibilità esistenziali che tale condizione gli conferisce; in conclusione, l’essere dell’uomo si manifesta non solo come presenza, ma, specialmente come azione.

Quest’ultima, proprio per svincolarsi dall’istintività animale dell’Ariete,  deve divenire necessariamente un progettarsi, che proietta l’individuo nel tempo, dove, tuttavia, incontra un limite apparentemente insormontabile, ossia la morte, della quale l’Uomo, magari in modo confuso, è assolutamente consapevole, e, posto di fronte all’ineluttabilità della propria scomparsa, non può che provare angoscia e spavento.

Ed ecco il grande enigma dell’Uomo, quale sarà il mio destino?

La Massoneria, erede delle antiche misteriosofie, allude simbolicamente alla resurrezione iniziatica, celando nelle pliche dell’esoterismo le segrete modalità di realizzazione. Nuovamente, a questo punto, è necessario fermarsi a riflettere; l’Iniziato, ammesso che tutto ciò sia possibile, è guidato solamente dal desiderio di perpetuarsi, ossia di continuare ad essere, o in lui vi è la pulsione a divenire, ossia ad evolvere spiritualmente sino a raggiungere il fine ultimo per il quale si è manifestato sul piano materiale?

La risposta non è facile, il primo caso riflette il terrore istintivo dell’uomo che teme di divenire preda del Nulla, il secondo la capacità di intuire una modalità d’esistenza differente da quella ordinaria.

Cosa fare? Ancora una volta è necessario ripiegarsi su stessi, sbarazzarsi di tutte le nostre sovrastrutture mentali, delle emozioni, dei ricordi; caliamoci nelle nostre profondità alla ricerca del nostro centro attorno al quale ruotano tutte le numerose sfaccettature della nostra personalità, a somiglianza di pianeti attorno ad un sole. Qui, nel silenzio della mente, dove s’incontra la Pax profunda, possiamo ritrovare l’essenza della nostra natura e sperimentare un nuovo stato coscienziale che non può che incoraggiare le nostre sperimentazioni e rassicurarci sul nostro futuro. Questo rimane pur sempre ignoto, ma in fondo anche un girino ignora cosa sia la vita da rana, ma sa che è ciò che deve divenire. E se il paragone vi sembra poco idoneo, allora, possiamo riferirci a Plotino che, nelle Enneadi, afferma:

Agli Dei bisogna farsi simili, non già agli uomini dabbene: non l’essere esenti dal peccato, ma l’essere un Dio è il fine.

Queste parole possono apparire esagerate, ma occorre dapprima contestualizzare e poi sapersi districare nelle complessità della via iniziatica.

Appare palese, almeno ai miei occhi, che nel momento in cui si riesce a trovare nelle nostre profondità  l’occultum lapidem e ad intuirne la natura, allora si possiede già la chiave per rispondere ad una delle tre famose domande, ossia: Chi siamo?

Dobbiamo sforzarci di guardare a noi stessi in un modo diverso dall’ordinario, la nostra genesi assomiglia un poco a quella della perla; come è ben noto questa si forma quando un granello di sabbia si posa sulla cavità palleale di un certo bivalve; qui, attraverso un processo che non serve descrivere, viene gradualmente rivestito di madreperla. Noi valutiamo la perla per il suo aspetto, per la lucentezza, la forma, il colore; analogamente stimiamo i nostri simili per il carattere, la cultura, l’aspetto fisico e ci dimentichiamo di quel granello di luce che scintilla nel nostro interno e che costituisce la nostra vera essenza.

Fratelli, la nostra esteriorità è importante in quanto ci permette di continuare ad operare sul piano materiale, abbiamone cura, ma ricordiamoci di chi siamo realmente ed improntiamo tutte le nostre azioni in funzione della nostra vera natura.

SOVRANO GRAN COMMENDATORE

Gian-Paolo Barbi, 33°

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