X Convegno RSAA – Dante nostro contemporaneo

Nell’ambito degli incontri culturali organizzati dal Supremo Consiglio del RSAA, sabato 10 ottobre 2015 si è tenuto, nella prestigiosa cornice del salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze e alla presenza di un foltissimo pubblico, il X Convegno Nazionale intitolato “Dante nostro contemporaneo”, per ricordare il 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri.

Il prof. Giovanni Puglisi 33° M.A., rettore dell’Università IULM di Milano, che ne ha curato l’organizzazione, ha aperto i lavori ricordando come i sesti canti della Commedia – sia dell’Inferno (Ciacco), che del Purgatorio (Sordello) e del Paradiso (Giustiniano) – siano dedicati a considerazioni di natura politica in cui vengono espressi concetti di straordinaria modernità, con profezie ambientate ovviamente nel passato che però sono applicabili con successo anche all’attualità. Ha anche sottolineato la presenza in Dante di un intreccio inestricabile tra pensiero politico ed etico-filosofico ed ha ricordato infine come nel 16° canto del Purgatorio, corrispondente al 50° canto complessivo e posto quindi esattamente al centro dell’opera, venga sviluppata nel colloquio con Marco Lombardo l’importantissima tematica del libero arbitrio, che esprime in modo compiuto la laicità del pensiero politico di Dante.

Il Sovrano Gran Commendatore Luigi Milazzi 33° M.A., nel portare il saluto del Rito Scozzese, ha ricordato come nel 1888 in questo stesso Palazzo Vecchio sia stata fondata da Carducci ed altri Fratelli del Grande Oriente d’Italia, la Società Dantesca Italiana, esprimendo quindi un ringraziamento al Comune di Firenze per la concessione di una locazione così prestigiosa per il nostro Convegno. Ha sottolineato infine il messaggio morale complessivo dell’opera dantesca che, nell’esaltazione della Libertà e della Conoscenza, enfatizza il percorso di continua elevazione dell’Uomo.

Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi, che anche in questa occasione ha voluto essere vicino ai fratelli Scozzesi, ha ricordato il recente Convegno su Dante organizzato dal GOI nell’ambito delle manifestazioni in occasione del 20 settembre. Ha accennato all’utilizzo a fin di bene che i massoni devono fare del “lume” concessoci dal GADU, impegnandoci anche per difendere la libertà alla vita, propria ed altrui. Al riguardo ha sottolineato il concetto di solidarietà che, nella presente attualità, può essere efficacemente riferito anche al problema dell’accoglienza ai migranti, ricordando in proposito il recente conferimento della nostra alta onorificenza intitolata a Galileo Galilei al Sindaco di Lampedusa.

Il prof. Gian Mario Cazzaniga, dell’Università di Pisa, ha ricordato Dante quale profeta dell’unità d’Italia, citando e commentando al riguardo opinioni di Vincenzo Gioberti, Paolo Emiliani Giudici e Terenzio Mamiani e sottolineando la confluenza di filoni culturali plurimi a proposito di questo concetto di unità politica. Ha anche citato nuovamente il problema attuale dei flussi migratori e le connesse responsabilità della politica.

Il prof. Lino Pertile, dell’Università di Harvard, ha sviluppato un intervento volutamente provocatorio sottolineando la posizione ambigua di Dante nella nostra cultura in quanto, pur essendo l’attualità di Dante largamente condivisa, in pratica egli non viene ascoltato per cui in definitiva nel suo messaggio risulta o inattuale o quantomeno intempestivo. Ha ricordato che Dante scrive la Commedia per cambiare i suoi lettori, ma invano perché di fatto né loro né noi lo prendiamo sul serio. C’è un baratro ideologico tra Dante e la sua città e la successiva rivalutazione ha riguardato essenzialmente il poeta, non le sue idee. Citando Guido da Montefeltro e l’incontro con Ulisse ha accennato al problema, di natura morale, di come controllare l’intelligenza umana e stigmatizzato l’uso amorale della stessa portando quali esempi di natura opposta il Decamerone, dove la furbizia è sempre apprezzata, e il Principe di Machiavelli, come esempio di come la società italiana abbia sempre privilegiato questa impostazione di quasi reverenza verso la furbizia. In Dante invece la virtù è responsabilità civile, sociale, etica. Ha concluso infine chiedendosi che cosa ci sia lecito fare col nostro ingegno.

Il prof. Marco Santagata, dell’Università di Pisa, ha affrontato il problema dal punto di vista letterario, sottolineando il rimpianto ideologico medievale, estraneo alla nostra sensibilità. Ha anche messo l’accento sulla frequente incomprensibilità del linguaggio, portando l’esempio del discorso di Culissa, sorella di Ezzelino da Romano, rimarcando però come tale incomprensibilità non abbia tanto motivazioni linguistiche quanto di contenuto, che è spesso enigmatico. In generale quindi la Commedia è una grande enciclopedia dei saperi ma spesso il testo dev’essere integrato per essere capito. Citando le classiche tipologie stilistiche dell’esposizione, quella omerica e quella biblica, ha osservato come la realtà possa essere vista dall’esterno, quindi nella sua interezza, o dall’interno, quindi a sprazzi. La seconda modalità è quella prevalente nella Commedia che spesso usa modi di raffigurazione antirealistici, capacità di rappresentazione non tanto della realtà quanto dei suoi meccanismi di percezione e questo è il tema di maggiore attualità del pensiero di Dante.

Il prof. Puglisi, nel trarre le conclusioni, ha ringraziato i relatori per le suggestioni che hanno proposto al numeroso pubblico presente in sala e collegato telematicamante nel vicino palazzo Guelfo ed ha ribadito come comunque, dopo sette secoli, resti forte l’attrazione per il nostro Sommo Poeta specialmente per coloro che sono sensibili ai valori di libertà e giustizia.

Firenze, 10 ottobre 2015

FacebookTwitterWhatsAppEmail