Scozzesismo e Populismo

Messaggio del SGC in occasione della Festa Nazionale del Rito Scozzese
1° giugno 2019

Potentissimi Fratelli che Ornate l’Oriente, ciascuno secondo le proprie qualificazioni

Fratelli tutti, carissimi, ancorché i nostri Landmaks affermino che un Massone non possa discutere od esprimere in Loggia le proprie opinioni su questioni teologiche o politiche, pur tuttavia, non posso esimermi dal richiamare alla mia mente ed al mio cuore i giuramenti che ho prestato liberamente quale Massone del Rito Scozzese Antico ed Accettato.

Giuramenti, non promesse.

Sotto nessun pretesto farò giammai alcun compromesso con la tirannide alla quale il dispotismo faccia misconoscere i diritti degli individui e soffocare le libertà civili”.

Ed ancora: “Mi sforzerò, con tutte le mie energie, a combattere chiunque tenti di asservire gli uomini liberi sfruttandone gli appetiti, i bisogni, le passioni e le follie”.

“Mi adopererò per mantenere la libertà del voto per il popolo e di conservare la piena ed intera libertà del mio”.

“Combatterò, con tutte le mie forze, i disegni di chiunque pretenda di afferrare il potere con mezzi illeciti od indegni”.

“Di concentrare tutti i nostri sforzi… a sostenere la lotta contro tutti coloro che sviano i popoli, con coraggio e perseveranza nell’ora della prova”.

Questi sono gli impegni che, collateralmente al mio Percorso Iniziatico,  ho assunto in quanto Massone e Scozzese, non avulso dalla realtà ed a testimonianza del Trinomio che unisce indissolubilmente tutti i Fratelli, qualunque sia il proprio Credo.

Questi giuramenti, ed il conseguente dovere della loro osservanza, son tornati più che mai attuali alla luce di un nuovo, ormai globalmente diffuso e trasversale, assunto sociale e, dunque, politico.

Infatti, la caduta dei valori, la perdita della propria interiore identità e la sopraffazione fisica ed ideologica, hanno condotto all’affermazione di un nuovo progetto, ad una nuova classificazione politica ed esistenziale che i media definiscono “populismo”.

Con questo termine, che originariamente indicava il movimento nato nella seconda metà del 1800, si è spesso inteso indicare la figura idealizzata del “popolo” quale portatore di valori ed istanze positive, contrapposte alla corruzione albergante nella èlite.

Né è la prova il suo passato diffondersi concettuale in svariate aree geografiche mondiali ivi compresi –in termini negativi- anche molti Paesi dell’Occidente.

Ritengo che la miccia che innesca il “populismo”, sia costituita dalla sottesa percezione di insicurezza che racchiude in sé un giudizio negativo sugli adempimenti della democrazia rappresentativa e su i politici.

La paura, abituale compagna di viaggio ed infida consigliera dell’uomo, è la vera nemica dell’Essere, quale è da noi inteso, e determinando scelte irrazionali è foriera di incertezze e perplessità che incrementano ulteriormente il preesistente stadio di angoscia.

Non assimilo il populismo con i “movimenti popolari” o con quanto possa essere “popolare”.

Partigianamente, il Populismo è definito da quanti lo strumentalizzano, come un momento che consente di avvicinare la politica alla gente e la gente alla politica.

Pur tuttavia, nella mia visione del fenomeno populista non soltanto del nostro Paese, esso è il sotteso, cupo intendimento di chi vuole occupare le Istituzioni rappresentative ed ottenere la maggioranza di consensi al fine di plasmare l’intera società secondo la propria ideologia, sicuramente non democratica.

Sostanzialmente, per una corretta visione del problema in questione, ritengo sia necessario operare una puntuale diversificazione fra opinione di protesta che rappresenta la forma del movimento populista e la protesta, finalizzata alla conquista del potere, nella quale i rappresentanti eletti “usano” lo Stato per consolidare ed estendere l’elettorato.

Ne consegue un’alterazione della democrazia quale è comunemente intesa: il potere viene accentrato, il richiamo al popolo determina l’ostilità verso il pluralismo, il dissenso, le ideologie minoritarie.

L’Italia, non è stata aliena dal vivere momenti di acuto populismo.

Non possiamo infatti dimenticare che, nello scorso secolo, il movimento fascista orientò la vita politica in senso non classista ma populista, sino a trasformare il governo liberale in un regime di massa, antagonista delle minoranze, fossero esse politiche o sociali.

La propaganda stessa era finalizzata a unificare le masse col regime e ad isolare le opposizioni diversificandosi, in questo, da quelle che furono sostanzialmente rivoluzioni democratiche quali quella francese e quella americana, ambedue nate da una mobilitazione popolare.

La medesima Massoneria pagò il proprio tributo di sangue per l’avvento di questo sistema intrinsecamente liberticida, così come pagò, con il confino nei gulag, il deliberato del IV Congresso del Partito Comunista sovietico del 1922 che sancì la incompatibilità fra comunismo e Massoneria e la deportazione e la soppressione fisica avvenuta nei campi di concentramento nazisti.

A mio avviso il populismo, trascurando la dialettica, annulla la mediazione delle istituzioni politiche perché confonde l’uguaglianza, uno dei Principi cardine della Massoneria, con l’unità, ricusando ogni confronto dialettico.

Il populismo, il vecchio e nuovo populismo, è l’ambizioso conseguimento del potere incapace, tuttavia, di adeguarsi alle regole democratiche preesistenti e non garantendone la continuità.

Due progetti a confronto, dunque.

Due modi di intendere e condurre la propria vita.

Coerenza nella Tradizione per quanti affrontano il Percorso Massonico e Scozzese senza le illusorie lusinghe della profanità.

Diversamente, per quanti, più o meno consapevolmente, sono partecipi della recrudescente ondata populista, condizionamento se non sostanziale disgregazione degli inviolabili diritti di libertà della Persona, per chiunque, di qualunque schieramento politico esso sia.

Due sono gli attori di questa rinnovata rappresentazione ideologica:

  • Il politico populista il quale, per concentrare nelle proprie mani potere e danaro prostituisce, a questi, gli ideali che dovrebbero costituire le fondamenta della civiltà.
  • Il popolo populista, inconsapevole e reale vittima di illusorie promesse che, immancabilmente, conducono alla privazione della libertà di pensiero, all’asservimento incondizionato a scelte politiche che, comunque si vogliano definire, sono semplicemente le nuove dittature.

Ben travisate nella loro manifestazione, ma comunque dittature.

Fratelli carissimi, desidero accomiatarmi dalla Vostra attenzione con poche parole alle quali dedicare un momento di riflessione:

L’unico vero fallimento nella vita è non agire in coerenza con i propri valori”.

Così come disse un grande Iniziato richiamato anche nei nostri Rituali.

Leo Taroni 33° SGC

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