DIO, LA NATURA, L’UOMO

Assisi 8 ottobre 2017 Convegno L’Uomo tra Natura e Dio: il difficile cammino della modernità

Intervento del Past SGC Luigi Milazzi

Che l’uomo (homo sapiens sapiens) dalla sua prima apparizione in Africa, dal periodo interglaciale medio, circa trecentomila anni fa, fino ai giorni nostri, sia stato sempre condizionato dalle situazioni ambientali in cui si è trovato a vivere ed a sua volta abbia condizionato l’ambiente che lo circonda, ma oggi anche molto più in là, sembra ovvio. Altrettanto pacifica è la constatazione che l’influenza negativa delle attività umane sulla natura si sia aggravata negli ultimi trecento anni, come conseguenza dello sviluppo della scienza e della tecnica, che sono alla base delle grandi rivoluzioni industriali e dell’aumento esponenziale della popolazione.  Una crisi dell’ecosistema sarebbe molto grave. Già se riguardasse solo il nostro pianeta una via di fuga nel sistema solare, con lo spostamento di alcuni miliardi di persone è allo stato attuale impossibile. Altro sarebbe il problema se cominciasse a indebolirsi la nostra grande luce, il sole, come è previsto. Segnerebbe la fine certa dell’Umanità, ma noi tutti speriamo, e la scienza ci rassicura, che ciò avverrà fra qualche miliardo di anni, quando il percorso dell’umanità si sarà ormai concluso.
Già profeti e filosofi dell’antichità avevano riflettuto su questo problema prevedendo correttamente che questo mondo, in quanto aveva avuto un inizio, avrebbe avuto pure una conclusione. Tra il termine del mondo antico e l’inizio del nostro erano diffuse predicazioni escatologiche, che per dirla facile prevedevano vicina questa fine e incitavano le folle a purificarsi e mendarsi dei loro peccati in vista di ciò. Michelangelo ci ha illustrato con la sua immensa maestria l’avvenimento del Giudizio universale. A consolazione degli uomini e delle donne è stato predicato l’avvento di un altro mondo, del tutto diverso e completamente staccato dal nostro, che non ha inizio né fine e su questa base sono nate le grandi religioni. Tra i libri sacri della religione cristiana ce ne è uno che tratta in modo apocalittico di questo passaggio, che tramanda quello che forse è il messaggio esoterico del Cristo, affidato al discepolo prediletto, Giovanni. Al discepolo che sarebbe rimasto, come Gesù preannunciò a Pietro nel famoso passo dell’Evangelo. Giovanni li seguiva da lontano e allora Pietro, conosciuta la sua sorte, chiese indicandolo: «Che ne sarà di lui?». E la risposta che ancora oggi ci fa meditare, fu: «Se voglio che rimanga che te ne importa?».
Che negli ultimi cento anni, con le rivoluzioni industriali e l’esplosione demografica, l’impatto delle attività umane sulla natura abbiano causato gravissimi danni, voi siete stati buoni e avete scritto “modificazioni”, che non hanno precedenti nella storia dell’uomo, è sotto i nostri occhi. Ce ne rendiamo conto, ma poco facciamo e forse a questo punto, per essere pessimisti, poco possiamo fare. Qui ci vuole veramente un miracolo, un balzo in avanti della scienza e della tecnica tale, da rivoluzionare il mondo della produzione senza però provocare milioni di disoccupati, ma non giochiamo a Giulio Verne.
Anche se nel terzo o quarto millennio l’umanità grazie alle sue grandi risorse di talento e capacità inventiva troverà queste soluzioni e ce lo auguriamo, comunque la fine sarà, come abbiamo visto, solo allontanata di qualche miliardo di anni, sempreché al matto di turno non sfugga il controllo delle armi nucleari provocando un disastro planetario.
Crepi l’astrologo.
Al fondo o all’inizio di questo problema ci sono le domande canoniche: ma chi siamo noi veramente, da dove veniamo, dove stiamo andando? Il dubbio che si pone Shakespeare o chi per lui, che era certamente un iniziato, nei versi, questi sì immortali, de La Tempesta:
«Questi nostri attori erano spiriti, e tutti si sono dissolti nell’aria, nell’aria sottile come loro. E come il fragile edificio di questa favola, si dissolveranno un giorno le torri orgogliose che toccano con la loro cima le nubi, gli splendidi palazzi e i templi solenni – si dissolverà lo stesso globo immenso della terra, con tutta la vita che contiene. E come questo spettacolo senza realtà che ora è svanito, tutto il mondo scomparirà nel nulla senza lasciare dietro di sé neppure il vapore di una nube. Noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni; e la nostra breve vita è cinta di sonno».
E questa meravigliosa, ma anche inquietante natura che il Grande Architetto ha creato per noi esiste poi veramente?  Sicuramente non nel modo in cui noi ne abbiamo esperienza. E’ il noumeno misterioso che i nostri cervelli tengono imbrigliato nelle reti dello spazio e del tempo, categorie della nostra conoscenza come insegna il filosofo. “Natura” meravigliosa ispiratrice di poeti e di grande poesia quando viene ammirata nel silenzio dal nostro “ermo colle”.
Per tutte queste ragioni ritorna, come avete scritto nella locandina, di grande attualità il pensiero, filosofico esoterico del fratello Francesco, che traspare prezioso nei celebri versi del canto della lode e dell’amore:
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.

Solo spogliandoci degli orpelli del mondo, delle cose che pensiamo di possedere, ma non sono nostre, forse sono solo illusioni, liberandoci dai pensieri vani che infestano assordanti la nostra mente, potremo unirci a Francesco e ai pastori del suo presepe, dove i cori angelici annunciano la pace in terra agli uomini e alle donne della volontà buona.
L’armonizzazione tra l’uomo e la natura in cui siamo immersi rappresenta nel senso esoterico in cui non l’intendiamo, la chiave di volta che deve sorreggere questo complicato ma magnifico edificio per chi come noi, umili operai nell’orto del Signore, lavora alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo.

Luigi Milazzi, 33°

Past SGC

 

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