Accadde l’11 Maggio

1880: alle ore 4 di questa mattina  il Gran Maestro Giuseppe Mazzoni è spirato tra le braccia del Fr. Giuseppe Petroni.
Giuseppe Mazzoni si laureò in giurisprudenza all’Università di Pisa. Fino da giovane abbracciò gli ideali democratici e mazziniani. Chiamato a far parte nel 1835 della pratese Accademia degli Infecondi, assunse poi iniziative politiche sempre più importanti. Fu ministro di grazia e giustizia nel governo toscano Guerrazzi – Montanelli. Prese parte ai moti risorgimentali del 1848, e nel 1849, dopo la fuga del granduca, insieme a Giuseppe Montanelli e Francesco Domenico Guerrazzi fece parte del triumvirato che resse la Toscana come governo provvisorio. A seguito della successiva restaurazione, dovette riparare all’estero per dieci anni: prima a Marsiglia, poi a Parigi e infine a Madrid.

Tornò in patria nel 1859, dove espresse la sua contrarietà all’annessione della Toscana al Piemonte, auspicando un assetto federalista per il nuovo stato, in modo da proteggere l’autonomia toscana. Tuttavia, fu deputato del Parlamento del Regno d’Italia e senatore. Per la coerenza e l’intransigenza delle sue posizioni fu soprannominato il Catone toscano.

In Toscana fondò un “Movimento Federalista”, ispirato all’omonimo gruppo creato anni prima in Lombardia da Carlo Cattaneo e Giuseppe Ferrari e di cui facevano parte studenti, artisti, garibaldini, ex-mazziniani. Vi aderì anche Alberto Mario, allievo di Cattaneo.

L’ultimo decennio della sua vita fu caratterizzato, oltre che dall’attività parlamentare, dalla militanza nella massoneria, cui era stato iniziato nel 1849 nella loggia Saint-Jean d’Écosse di Marsiglia. Regolarizzato nel 1869 nella loggia Universo di Firenze, nel maggio di quel medesimo anno fu eletto gran maestro aggiunto del Grande Oriente d’Italia che dopo le dimissioni del gran maestro L. Frapolli, guidò come reggente e della quale fu poi gran maestro effettivo dal 27 genn. 1871 fino alla morte. Fra gli atti più significativi che compì nel suo decennio alla guida del Grande Oriente vanno ricordati il trasferimento della sede a Roma nel 1871, la fusione con il Supremo Consiglio del rito scozzese di Palermo nel 1872 (che pose fine al dissidio fra le logge che praticavano il rito simbolico e quelle di rito scozzese, per lo più ubicate nel Mezzogiorno e di spiccata intonazione democratico-repubblicana), la fondazione nel 1877 della loggia Propaganda massonica, capeggiata in prima persona dal Gran Maestro e destinata ad accogliere gli esponenti più in vista del mondo politico, economico e culturale.

Fu sepolto a prato con solenni funerali, celebrati in forma civile, il 14 maggio. Sul feretro furono deposte  con il collare del Grande Oriente d’Italia, la sciarpa del 33° grado del Rito Scozzese A. A. e il gioiello di Garante d’Amicizia della Serenissima Gran Loggia d’Ungheria

Alle esequie partecipò un’immensa partecipazione di folla con le rappresentanze di istituzioni, scuole, associazioni, e rappresentarono per la città di Prato la più grandiosa manifestazione pubblica del secondo Ottocento. Il Grande Oriente d’Italia rese onore al suo Gran Maestro con tutti i suoi maggiori dirigenti e con alcune centinaia di affiliati, ognuno rivestito delle insegne massoniche, in modo da rompere il segreto che avvolgeva l’istituzione libero muratoria e da dare grande visibilità alla sua crescente volontà di protagonismo nella sfera pubblica. Nel gennaio 1885 i resti mortali del M. vennero esumati, trasportati a Roma, e qui, dopo essere stati inceneriti nel tempio crematorio, collocati in quella parte del cimitero del Verano che era stata acquistata dalla massoneria grazie al contributo finanziario di A. Lemmi e destinata da allora ad accogliere le spoglie dei Grandi Maestri

A Prato gli è stato eretto un monumento in piazzza del Duomo e gli è stata dedicata anche una via.

 

(Fonti: Giordano Gamberini, Mille Volti di Massoni; Vittorio Gnocchini, Almanacco Massonico; Fulvio Conti, Giuseppe Mazzoni in  Dizionario Biografico degli Italiani – Enciclopedia Treccani, G. Mazzoni in Wikipedia)

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