Illustrissimo e Venerabilissimo Gran Maestro, Carissimo Fratello Fabio Venzi,
Illustrissimi e Venerabilissimi Gran Maestri delle Delegazioni Estere,
Rispettabilissimi Fratelli che secondo i Vostri Gradi, incarichi e Rappresentanze sedete
all’Oriente,
Maestri Venerabili,
Fratelli tutti,
desidero anzitutto ringraziarvi sinceramente per l’invito e per l’accoglienza che avete voluto
riservarmi.
È per me un grande onore, oltre che un piacere, essere qui nella mia qualità di Sovrano Gran
Commendatore a rappresentare il Rito Scozzese Antico ed Accettato.
Le vicende che ci hanno accompagnato in questi anni sono troppo note perché meritino di essere
ricordare. Quello che posso assicurare è che il Rito Scozzese è stato costantemente un sincero
interprete dello spirito massonico e che ha fondato la propria esistenza nella ricerca iniziatica
tradizionale, vincolando costantemente i propri adepti ai doveri di lealtà ed onestà.
L’incontro odierno, che non esito a definire storico, segna infatti l’inizio di un cammino comune
nel quale le nostre realtà, ciascuna con la propria identità e le proprie competenze, scelgono di
affiancarsi per costruire qualcosa di più grande.
In un tempo in cui le sfide sono complesse e globali, la collaborazione e la condivisione di valori
rappresentano la via maestra per guardare al futuro con fiducia.
Sono convinto che il nostro ingresso in seno alla Gran Loggia Regolare d’Italia, guidata dal Gran
Maestro Fratello Fabio Venzi, rappresenti per tutti noi un’opportunità preziosa: da un lato
intendiamo mettere a Vostra disposizione la nostra esperienza e le nostre conoscenze specifiche,
dall’altro avremo sicuramente la possibilità di crescere e rafforzarci grazie al Vostro sostegno.
Quella che ci apprestiamo a realizzare non vuole essere una realtà ibrida e confusa. È nostra ferma
intenzione adoperarci per il bene comune, il nostro essere in seno alla Gran Loggia Regolare
d’Italia, se volete consentirmi un richiamo simbolico, dovrà evocare il Nodo di Eracle che, come
ben sapete, è formato da due capi simmetrici i cui fili si incrociano alternativamente sopra e sotto.
È un nodo particolare, semplice nella forma ma saldo nella tenuta, che per gli antichi romani
costituiva un appello alla potenza e alla resistenza del semidio.
Illustrissimo e Venerabilissimo Gran Maestro, il mio intervento è concluso.
Vi ringrazio per avermi concesso la parola.
Il Sovrano Gran Commendatore, Andrea Roselli, 33° M.A.