Scienza e Stato

Intervento del Ven.mo e Pot.mo Leo Taroni, Sovrano Gran Commendatore del R.S.A.A., in occasione del convegno promosso dall’Ispettorato Regionale della Lombardia, sul tema ”Scienza e Stato all’alba del Terzo Millennio”

Fratelli carissimi,
ancor prima di esprimere le mie personali considerazioni sulle tematiche proprie di questo Convegno, quale primus inter pares del Rito Scozzese Antico ed Accettato, desidero richiamare la Vostra particolare attenzione sulla data odierna: 16 marzo.
Qui in Milano, nel 1805 – duecentoquattordici anni orsono –, veniva costituito il Supremo Consiglio per l’Italia del Rito Scozzese Antico ed Accettato.
Esso, ripeteva la propria legittimazione dal Supremo Consiglio Madre del Mondo.
Infatti, fu costituito grazie al personale intervento del Conte Alexandre François Auguste de Grasse-Tilly – Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio di Francia (1804) – che, grazie alle lettere credenziali rilasciategli dal Supremo Consiglio di Charleston, Madre del Mondo, veniva autorizzato ad istituire Supremi Consigli “dovunque, nei due emisferi, se ne fosse sentita la necessità”.
Per altro, mi preme soggiungere che il medesimo Supremo Consiglio costituì, il 20 giugno dello stesso anno, il Grande Oriente d’Italia curando i Rituali dal primo al trentatreesimo Grado, quale espressione concreta della continuità Iniziatica fra le due Istituzioni Massoniche.
Alla luce di tale ricorrenza, mi appare assolutamente congrua la tematica di questo Convegno, atteso che della Scienza, molti nostri illustri Fratelli sono stati capaci di coniugare i momenti iniziatici con quelli prettamente realistici.
Citandone solo alcuni fra i molteplici di pari rilevanza, come possiamo dimenticare i contributi offerti da:

Joseph-Michel MONTGOLFIER
Jaques-Etienne MONTGOLFIER
Albert EINSTEIN
Enrico FERMI
Alexander FLEMING
Sigmund FREUD
Eduard JENNER
Antoine Laurent LAVOISIER
Antonio MEUCCI
Albert  SCHWEITZER

Indubbiamente, con i loro studi, con il loro costante impegno, questi Fratelli hanno testimoniato di essere, positivamente, uomini del dubbio così come amiamo definirci nella nostra continua ricerca, non solo interiore.
Uomini del dubbio, per giungere comunque a certezze.
La Scienza, ritengo, costituisca uno dei molteplici strumenti atti a pervenire alla Conoscenza, intesa questa quale momento di congiunzione con la Tradizione che, in quanto tale, è il percorso che supera le differenze sociali, economiche ed ideologiche.
Ciascuno di noi potrebbe avere una visione del tutto personale della Scienza e delle sue implicazioni, in particolare con la Massoneria e lo Scozzesismo.
Forse perché è di moda soprattutto sui così detti social, si parla molto di intelligenza artificiale ma, a mio avviso, già questo aggettivo, destabilizza il concetto di intelligenza.
Non penso che la nostra vita possa e debba essere esclusivamente o principalmente quella che ci prospettano gli scienziati: in tale assunto, esiste comunque un sottofondo filosofico ed esistenziale che, per quanto mi riguarda, non mi appartiene.
Nel trascorrere dei secoli si è stati tentati e governati da misture filosofiche che sono andate di pari passo con scoperte scientifiche, intuizioni filosofiche, economiche e sociali ciascuna interdipendente dalle altre, ciascuna con l’obiettivo programmato di essere la definitiva ed unica verità.
Ciascuna di esse, rappresentativa di quello specifico momento temporale ed in quanto tale, priva di una incontrovertibile oggettività.
Ciascuna di esse si è dimostrata fallace, a mio avviso, perché non ha saputo cogliere l’Essere nella sua imperscrutabile ed essenziale individualità.
Talvolta, la scienza che avrebbe dovuto aprire la mente ed il cuore degli uomini è stata utilizzata capziosamente, travisando gli intendimenti di quei ricercatori, anche nostri Fratelli, che con animo puro cercavano risposte atte a soddisfare i costanti “perché” di quanti intendono la Vita come momento attivo e partecipe.
Per altro, le terminologie oggi in voga parlano di globalità, di una società civile universale.
Si parla di vita 3.0
Vi parrò ancorato al passato, vi sembrerò un uomo non 3.0, ma non posso e non voglio dimenticare quanto fu affermato nel ‘600 da un uomo – Giordano Bruno – che fu arso vivo per il proprio pensiero:

“Guarda sempre dentro di te, ascolta la tua voce interiore e ricorda che l’unico vero MAESTRO è l’Essere che sussurra al tuo interno.
Ascoltala: è la verità ed è dentro di te.
Sei divino, non lo dimenticare mai.
La separazione non esiste.
Siamo tutti Uno, in eterno contatto con l’Anima Unica”.

Ed ancora più strano ed eretico vi apparirò se, manifestandoVi il mio pensiero, da Scozzese, da Massone e nonostante tutti i Fratelli di cui vi ho detto in precedenza, vi confesserò che la mia Scienza è la Tradizione.
Con Galilei, la Scienza, fu concepita inizialmente quale visione del sapere alternativa alle conoscenze e alle dottrine tradizionali, in quanto sintesi di esperienza e ragione: acquisizione di conoscenze verificabili, sulle quali era aperta la pubblica discussione e, quindi, libera da ogni principio di autorità.
Progressivamente, il ruolo della Scienza si è rafforzato socialmente, istituzionalmente, metodologicamente e culturalmente, ed in tale veste ha assunto la incontrovertibile e pedissequa direttrice di tutti i comportamenti umani.
Questo concetto è stato opportunamente espresso dal fisico e filosofo svizzero Marcus Fierz: “Le conoscenze scientifiche della nostra era diffondono una luce così sfolgorante su certi aspetti dell’esperienza umana che lasciano il resto in un’oscurità ancor più profonda”.
La Scienza e le sue applicazioni sono divenute le espressioni temporali dell’Uomo sottacendo, a mio avviso, l’essenza vera ed immutabile di ciascun singolo individuo.
Ogni volta che uno dei modi del pensiero è sviluppato con grande forza e successo, altri modi sono indebitamente trascurati.
Per converso, la Tradizione.
Molti reputano che la Tradizione non sia altro che il ricordo di un passato che non può più tornare, relegato in un museo frequentato da pochi visitatori.
Se in ciò consistesse la Tradizione, e se essa comportasse il rifiuto del cammino verso l’avvenire, sarebbe giustificato l’atteggiamento dei suoi molti detrattori.
Diversamente, ritengo che la Tradizione – la Tradizione che si persegue in un Ordine Iniziatico quale ritengo sia la Massoneria ed il Rito Scozzese- sia tutt’altro dallo sterile attaccamento al passato: essa è, nella mia eretica visione, l’esatto opposto.

Etimologicamente, il termine è sinonimo –non identità- di trasmissione e quindi di cammino con passo sicuro: è, come diciamo noi Massoni, “La Parola che viene trasmessa da bocca ad orecchio”.

E’ l’immutabile presenza dell’Uno che ritroviamo in ciascun Essere vivente, in termini atemporali, privi di qualsiasi connotazione ideologica.

Torna alla mia memoria un celebre aforisma dell’umanista francese Henri Estienne:
“Si jeunesse savait, si vieillesse pouvait (se la gioventù sapesse, se la vecchiaia potesse)”.

In esso ritrovo il giovane iniziato che intraprende il percorso che dovrà condurlo alla cosciente percezione dell’Uno assoluto e, nel contempo, l’impegno del Maestro volto a trasmettere la propria Conoscenza.

E’ in questo momento che Tradizione e Scienza – intesa questa come progresso – si integrano armonicamente.

Vi prego di non tacciarmi quale retrogrado se affermo che nel mio essere Uomo, nel mio essere Massone, la Tradizione è la mia Scienza, il mio conoscere: superando il tempo, gli spazi, le contingenze.
La Reductio ad Unum, o per dirla secondo la divisa del Rito Scozzese, Ordo ab Chao.
Milano, 16 marzo 2019

Leo Taroni, 33° SGC

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