Messaggio del SGC per il Solistizio d’Estate 2015

In questa ricorrenza del centenario della Prima Guerra Mondiale può capitare di rileggere il bollettino della Vittoria firmato dal generale Diaz, che termina con una frase diventata celebre “I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”.

Questo si potrebbe scrivere con gli opportuni adattamenti delle ideologie, delle filosofie e dei partiti politici del secolo passato che hanno lasciato un vuoto riempito spesso da idee confuse, da una politica emozionale, alimentata da illusioni e da paure, mentre la crisi economica ha colpito duramente le società occidentali.  Grandi temi, come La lotta contro la corruzione, le scelte economiche, i modelli educativi, il ruolo delle donne, il futuro delle giovani generazioni, il lavoro, la cultura, restano invece sullo sfondo per emergere in forma di denuncia e di proclami specialmente in vista di campagne elettorali.
Nel frattempo predomina il potere dei centri finanziari mondiali su tutte le strutture politiche ed economiche, e sono insieme alle multinazionali e all’informazione i conduttori del gioco; la secolarizzazione che ha liberato le società dai gravami feudali, o cerca di farlo, come sta succedendo nel mondo islamico, ha sostituito al  posto della religione l’autorità economica che impone i propri dogmi allo Stato, mentre i media e internet influiscono sulle nostre opinioni.
Si è verificato un cortocircuito che ha prodotto il divorzio della società dall’etica e dalla politica. A fronte di un’informazione troppo densa, pesante insostenibile che bombarda l’opinione pubblica, i nostri sistemi educativi non sono sempre capaci di preparare le persone a proteggere la propria autonomia, perché tutto spinge a vivere nell’immediato, alla giornata, a dimenticare passato e futuro, e i mezzi d’informazione a loro volta traducono egregiamente questo modo di mal vivere.
Per contrastare questo processo è necessario organizzare la resistenza della ragione ai populismi che invadono e pervadono la nostra società, che conquistano gli sciocchi e i superficiali, ma non possono convincere, perché per convincere, bisogna avere la ragione e il diritto dalla propria parte. Una ragione che si appoggi sull’etica, su dei valori veri, su delle virtù.  Una conoscenza che non solo sia capace di valutare le informazioni che ci sono fornite dai media, che non sia accumulo d’informazioni, ma sia fondata sulla coscienza, come consapevolezza, cioè constatazione attiva della nuova conoscenza. Se questo processo viene meno, si apre una strada alla deriva, alla disumanizzazione, alla trasformazione dei cittadini in soggetti emozionali che rispondono e agiscono a degli stimoli e non più a delle idee.
Entriamo nel cuore delle tenebre scrisse Heidegger, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, mentre tutti credevano nella rinascita di un’epoca dei lumi.
Si sperava nel trionfo delle democrazie, mentre Il grande problema del nostro tempo è proprio il radicamento del sistema democratico che è sempre in gioco. Non vi è democrazia senza radicamento, senza un progetto evolutivo da costruire in funzione dei valori propri di ciascuna tradizione, di ciascuna cultura, fondati su una base comune di principi, dal difficile equilibrio fra tradizione e modernità.
E’ il problema fondamentale oggi nei paesi islamici, che è esploso nelle recenti “primavere”, che non è tanto religioso, ma sta piuttosto, come ha rilevato Edgar Morin, nella difficoltà di applicare il modello modernista occidentale senza distruggere i valori profondi, le ricchezze culturali di un Paese, cosa che di se stessa “è qualcosa di abominevole”.
La democrazia richiede dei valori da tenere sempre ben fermi, da conservare e i migliori, come ben sappiamo, sono i diritti dell’uomo, le libertà, una politica e una giustizia non corrotte, lo Stato di diritto, il suffragio universale, la cittadinanza egualitaria, il principio di mandato, la separazione dei poteri, la separazione delle autorità, il rispetto delle minoranze. I suoi subdoli nemici sono il capitalismo finanziario e tutte le forme di fanatismo etnico, religioso, nazionalista.
Come uscirne? E’ necessaria una rivoluzione, essendo noi ben consci, come ha scritto Gianni Puglisi in suo recente pamphflet che:
«L’unica vera rivoluzione sta nella ricostituzione di una soglia etica nelle coscienze individuali e collettive, che recuperi il piacere dell’onestà, insieme alla forza dell’indignazione. Purtroppo non ci si riesce più ad indignare: e questo vuol dire che la partita è perduta. La forza dell’indignazione è l’unica forza che non costa nulla, ma che riesce a sprigionare un’energia che nessuna legge fisica riuscirà mai a calcolare: è infinita. E’ come l’acqua, la sua purezza va cercata nelle sorgenti di montagna, alla sua fonte originaria, prima che inizi il suo percorso inquinato: la nostra acqua sono i nostri giovani. Distruggere una sorgente è criminale, come è ancora più criminale distruggere la coscienza etica e civile nei nostri giovani, perché equivale a inquinare il futuro dell’umanità, che proprio non ci appartiene».
Ci domandiamo spesso cosa può fare la massoneria? Noi rovesciamo la domanda a Voi, carissimi Fratelli scozzesi: cosa possiamo fare noi per porre in grado la massoneria di promuovere questa rivoluzione?
Per il bene dell’umanità e alla Gloria del  G.A.D.U.

Luigi Milazzi 33° SGC

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