Messaggio del SGC Leo Taroni
Solstizio d’Inverno 2017

Carissimi Fratelli Scozzesi, ciascuno nel proprio Grado e Dignità,
l’approssimarsi del Solstizio d’Inverno, unitamente a quello della fine dell’anno profano, mi inducono a condividere con Voi talune considerazioni, anche alla luce delle  celebrazioni svoltesi in occasione dei trecento anni dalla ufficiale costituzione della Massoneria speculativa e dei duecentododici anni dalla fondazione del nostro amato Rito Scozzese, origine e cardine, sin dal 1805, della Massoneria Italiana.
Ho vissuto ed inteso questo arco di tempo come una particolare occasione per un giusto connubio fra l’iniziatico ed il profano, rifuggendo da quelle manifestazioni che possono apparire di carattere e natura squisitamente ed esclusivamente secolari.
Ritengo, infatti, che l’attestazione del nostro essere Massoni, e Scozzesi in particolare, debba essere percepito e sentito, esclusivamente dal nostro essere e non dal nostro apparire, onde evitare le costanti strumentalizzazioni, recentemente acuitesi, nei confronti del nostro Ordine Iniziatico.
In tal senso, reputando che un valido ausilio alla corretta percezione della reale essenza del mondo massonico sia costituito anche da un adeguato e costante sviluppo della cultura profana, in collaborazione con il Dipartimento di Storia Culture Civiltà e del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università degli Studi di Bologna, ho promosso, con il partecipe e corale consenso del Supremo Consiglio del Rito Scozzese, il conferimento di una borsa di studio che ha premiato una pregevole ricerca sugli sviluppi contemporanei, sull’attualità e sul rilievo accademico che ancora oggi caratterizzano la Magna Charta Universitatum la cui sottoscrizione, avvenuta nel 1988 da parte di 388 Rettori giunti da tutta l’Europa, costituisce il pilastro di un’autentica rivoluzione culturale che ha cambiato il volto delle relazioni intellettuali nel vecchio continente.
Una Rivoluzione culturale appunto nella quale si concretizza, benché su un altro piano a noi noto, quella rivoluzione costituita dalla universale diffusione dei principi di libertà ed uguaglianza propugnati dal Rito Scozzese Antico ed Accettato.
Basti infatti ricordare che dalle fila dei Fratelli Scozzesi si sono manifestati ed impegnati, nel mondo profano, scienziati, scrittori, poeti e politici che sovente hanno pagato con la vita la loro testimonianza per l’affermazione dei nostri principi di fratellanza.
E’ mia intenzione condividere con Voi talune riflessioni circa il continuo, dialettico confronto fra l’esoterico e l’essoterico ed i reiterati, reciproci tentativi di intromissione di ciascuno di essi nella sfera ideologica ed operativa dell’altro, nella erronea valutazione che ciascuno di essi possa sincretizzare l’essere e l’essenza dell’altro, non comprendendo che il concetto del sincretismo è del tutto estraneo al metodo ed alla tradizione massonici per i quali è basilare il momento della sintesi.
Il sincretismo, infatti, come per altro validamente afferma René Guénon nel suo “Considerazioni sulla via iniziatica” “non è altro che una semplice giustapposizione di elementi di provenienza diversa, per così dire riuniti dall’esteriore, senza che alcun principio di ordine più profondo venga ad unificarli… il sincretismo è sempre un procedimento essenzialmente profano, per la sua stessa esteriorità”.
Diversamente, sempre secondo la condivisibile tesi del Guénon, “la sintesi parte dai principi, vale a dire da ciò che vi è di più interiore; essa va, si potrebbe dire, al centro della circonferenza… ogni dottrina tradizionale ha necessariamente per centro e punto di partenza la conoscenza dei principi metafisici, e che tutto quello che essa comporta … non è in definitiva che l’applicazione di questi principi a differenti dominii, il che significa che essa è essenzialmente sintetica”.
Desidero condividere, con queste “Considerazioni” il mio personale pensiero sulle frequenti interpretazioni del Solstizio d’Inverno nella cui puntuale, annuale ricorrenza è consuetudine affermare che è il momento nel quale, simbolicamente, le tenebre prevalgono sulla Luce, il tutto, con una prevista ed immarcescibile ciclicità che non mi sembra apporti nulla di costruttivo al nostro essere Massoni e Scozzesi in particolare.
Ritengo che, per quanto si viva nella realtà profana, per quanto si possa essere coinvolti dalla e nella natura che ci circonda e dalle sue manifestazioni prevedibili ed imprevedibili e dalle relazioni interpersonali, le tenebre non prevarranno mai sulla Luce se noi abbiamo coscienza che, in quanto realmente Iniziati, il nostro Essere e il nostro Metodo costituiscono la reale testimonianza dell’Essere sostanzialmente nell’Unità, il quale, in quanto tale, supera il mondo profano e la sua storicità.
Sono infatti convinto che il metro di misura dell’essere Massone, ed in un tempo Scozzese, non debba e non possa dipendere dalla valutazione degli ideali massonici espressa da chi è condizionato nei propri giudizi dagli interessi economici, politici ed esistenziali propri di ciò che è squisitamente profano cioè esterno all’Unità.
Il nostro metro di misura, secondo il mio sentire, è e deve essere la Coscienza di aver prima eretto il Tempio nella giusta misura prevista dai primi tre Gradi del nostro Ordine e quindi, ora, da Scozzesi curare costantemente il suo, il nostro abbellimento in stretta simbiosi con il nostro esteriore considerato parte indivisibile dell’Uno.
In questa convinzione, in questo quotidiano ed iniziatico impegno, ritrovo in me ed agisco affinché si realizzi anche nel mondo profano, l’imperativo del nostro Rito: “Ordo ab Chao”.

Leo Taroni 33° SGC

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