IL NOSTRO DOVERE

Fra pochi giorni, il prossimo 20 marzo, celebreremo l’Equinozio di Primavera.
In questa occasione, il giorno e la notte, la Luce e le tenebre hanno la medesima durata.
L’antica mitologia lo rappresentava come l’ascesa della Dea dagli Inferi e, nel contempo, è una festa che solennizza la fertilità della terra, quando è manifesto il rinnovarsi della natura.
Simbolicamente, è anche il momento nel quale sono posti i nuovi progetti, l’istante nel quale riteniamo che sia possibile realizzare quei sogni che sono nati nel periodo delle tenebre.

E’, dunque, l’occasione temporale appropriata per aprirci ai nostri sentimenti, al nostro più profondo Essere, per viverlo nella sua cosciente totalità.

Fratelli carissimi, ritengo che questa sia la circostanza nella quale dobbiamo applicare operativamente i Principi ai quali ciascun Libero Muratore è tenuto ad uniformarsi.
Abbiamo giurato quali Massoni, e riconfermato quali Fratelli del Rito Scozzese Antico ed Accettato, di Lavorare per il bene dell’Umanità, senza alcuna distinzione di razza, di genere, di credo religioso e politico.
Espressamente, in una Loggia di Perfezione del nostro amatissimo Rito ci viene richiesto se “abbiamo adempiuto ai doveri dei Maestri”.
Ed ancora ci è posta la domanda “se voi credete che la felicità sia nella carità” e la successiva affermazione che la Massoneria “ha bisogno di uomini provati e risoluti… resi ..implacabili dal dovere”.
Queste, ancorché rituali, non possono e non devono essere vuote ed atemporali affermazioni, avulse dalle contingenti situazioni che possono affliggere Fratelli Massoni e Profani.
Se abbiamo ben compresa l’Arte, soprattutto nei momenti di difficoltà e dolore, è ancor più valido il principio della totale eguaglianza di tutti gli Esseri umani.
Vi chiedo, in nome dei nostri Principi per la cui concretizzazione abbiamo giurato, di operare fattivamente – nei termini consentiti dalle prescrizioni dettate dal nostro Governo correlate a quelle sanitarie – di sovvenire quanti, in questo difficile momento, soggiacciono alle conclamate problematiche connesse allo stato di salute.
Vi chiedo, da Fratello ed ove sia possibile, di lavorare per il bene dell’Umanità, unica ed indivisibile, riconoscendo in ciascuno il nostro medesimo Essere.

Porgiamo, se realizzabile, la nostra fraterna partecipazione a quanti soffrono, facendo loro comprendere che sono costantemente nel nostro cuore.
Talvolta, può giovare anche una semplice parola che, in un momento di indifferibili restrizioni, consenta di trasmettere e far percepire la partecipe vicinanza.
Nella nostra Divisa è scritto “Ordo ab Chao”!
Auspico che questa invocazione non sia soltanto una sterile aspettativa ma ci faccia comprendere e sentire che “tu sei mio Fratello”, così come ha affermato il Maestro Venerabile nel momento in cui siamo stati iniziati alla Libera Muratoria.

Leo Taroni 33° SGC

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