Il Multiculturalismo come condizione per il Futuro dell’Europa

Intervento del Ven.mo e Pot.mo Leo Taroni, Sovrano Gran Commendatore del R.S.A.A., in occasione del convegno promosso dalla Camera Capitolare “G. Carducci” di Lecce, sul tema ” Multicultura. Valore sociale ed economico per l’Europa”

Nella ormai comune accezione linguistica, il termine “Multicultura” è rappresentativo di società che, nel loro ambito, includono i patrimoni artistici, letterari, scientifici e tradizionali di etnie fra di loro diverse.
Nei secoli passati, si era abituati a parlare semplicemente di “Cultura” perché questa individuava immediatamente l’appartenenza ad una gente, ad un popolo piuttosto che ad un altro.
Si potevano così indicare la cultura greca, quella romana e similari, come l’insieme di costumi e valori caratterizzanti la vita di un popolo, preso nella sua singolarità.
Tuttavia, l’intensificarsi del fenomeno che i mass media definiscono globalizzazione ha indotto i linguisti a coniugare il nuovo termine che, oggi, costituisce l’interessante tematica di questo Convegno.
Ciò premesso, è da rilevare che unitamente al termine globalizzazione – prodromico della multicultura – ha assunta una attuale rilevanza la parola “integrazione” talché ormai, nella comune vulgata, i componenti di questa triade lessicale appaiono inscindibili l’uno dall’altro.
Mi appare evidente che sulla specificità dell’argomento in questione, ciascuno dei presenti –ivi compresi gli esimi relatori- possano e debbano avere la propria personale motivata opinione correlata alle molteplici problematiche insite nel termine “Multiculturalismo”.
Per tal motivo ritengo che sia necessaria una comune interpretazione di questo neologismo di recente costituzione che, proprio per la sua connotazione, ha già creato non poche agguerrite e difformi valutazioni fra politici, religiosi, letterati che con i loro interventi intendono condizionare, se non incidere, sulle scelte ideologiche dei cittadini.

Forse, non è errato il pensiero di Kenan Malik – studioso e filosofo britannico di origine indiana – il quale nel suo libro “Il multiculturalismo e i suoi critici”, si chiede se sia consentito costruire un legame sociale coeso sulla base di valori comuni, ove sussista la crescente ansia riguardo la presenza dell’altro nei nostri confini.
La ormai inscindibile simbiosi fra i termini globalizzazione e multiculturalismo, ha prodotto numerose diatribe in ordine alle tematiche sulla pari dignità, sulla convivenza e gli effetti di culture diverse che ingenerano spesso situazioni dirompenti connesse al repentino mutare degli aspetti fondamentali della nostra cultura e, quindi, della nostra identità.
Nella situazione creata dal multiculturalismo, ritengo sia determinante l’interazione fra individui nel totale convincimento che, il reciproco rispetto delle singole storie, costituisca l’elemento basico e coagulante per la costituzione di una comunità di individui nella quale sia bandito il termine “minoranza”.
Agli occhi di molti, può apparire utopica l’idea di cancellare dai nostri vocabolari il termine “omologazione” se inteso, questo, come una deminutio rispetto ai diritti fondamentali di ciascun essere umano.
Utopia, forse, ma questo è l’ideale per il quale si batte da trecento anni l’Istituzione Massonica ed il Rito Scozzese in particolare: nessun essere vivente è minoranza rispetto ad un altro, nessun essere vivente può essere omologato ad un altro.
Non la sua cultura, non la sua arte, non la sua religione.

Se queste sono le mie preliminari considerazioni, quali sono le mie proposizioni rispetto alla tematica che, cortesemente, sono stato chiamato a trattare, invero molto interessante ma certamente complessa e, conseguentemente, non di facile e forse non condivisibile soluzione: “Il MultiCulturalismo come condizione per il Futuro dell’Europa”?
Al riguardo, ritengo opportuno frapporre una ulteriore considerazione che ritengo sostanziale, interpretando il termine Europa, indicato in precedenza, quale Unione Europea e non come generica composizione di singoli Stati.
Il cammino verso la edificazione dell’Unione Europea si è dipanato lungo un non facile iter che, esso stesso, ha rappresentato in fieri un esempio di multiculturalismo, ancorché –nel trascorrere degli ultimi duemila anni- molti siano gli elementi storici e culturali comuni alle diverse etnie che costituiscono le attuali Nazioni europee.
Mi appare indubbio che, nonostante la comunanza sovranazionale economica e politica instauratasi, anche quella che oggi viene definita Unione sia il sostanziale risultato di un sia pur circoscritto multiculturalismo che ha trovato un valido supporto sulle basi costituite dall’assorbimento di leggi, credi religiosi, sviluppi artistici che hanno tratto la loro origine dalle periodiche invasioni di una etnia rispetto ad un’altra.
La storia dell’Europa ne è piena e non una sola Nazione non ha patito questo multiculturalismo cruento: un tempo si parlava di invasione, oggi si parla di multiculturalismo.
Cosa dunque differenzia il primo termine – invasione – dal secondo, quali sono gli elementi caratteristici che ci inducono ad accettare o deprecare l’uno piuttosto che l’altro?

Non necessariamente l’invasione è frutto di un momento belligerante ed ostile; spesso può manifestarsi con la inosservanza dei basilari ed ancestrali principi di quanti si confrontano, spesso è il frutto di una mancata osservanza del fondamentale principio di reciprocità fra le diverse identità.
Spesso è la mancata considerazione dell’Essere Umano nella propria Essenza, scevro del proprio momento storico, culturale, etnografico.
Queste mie personali considerazioni, non necessariamente condivisibili, mi inducono a ritenere che il multiculturalismo non sia e non possa essere una “condizione” per il futuro della sola Europa intesa questa come unione di più Stati od anche, latu sensu, come continente.
Ritengo, infatti, che scindere il concetto del multiculturalismo da quello di globalizzazione possa condurre ad erronee valutazioni in merito alla tematica di questo Convegno: il primo è – a mio avviso – la logica derivazione dal secondo.
Non esiste multiculturalismo se prima non si determina una globalizzazione, intesa questa non soltanto dal punto di vista economico, ma soprattutto come momento di integrazione internazionale.
In tale ottica mi chiedo e Vi chiedo: quale multiculturalismo come condizione per il futuro dell’Umanità nella sua globalità?
La mia vita, la mia esperienza, in particolare la mia appartenenza al Rito Scozzese – Ordine Iniziatico Massonico- mi inducono a pensare ed a vivere nella convinzione che il nostro oggi ed il nostro futuro non possano essere circoscritti ad una visione prettamente limitata ad una sola Nazione, ad un solo Continente.

L’incontrovertibile realtà mi dimostra che in tutti i Paesi, in tutti i continenti ed Entità sovranazionali, si è chiamati ad affrontare il problema del multiculturalismo, anche se ciascuna di queste entità avrà diversi approcci e soluzioni.
Forse, usando una terminologia antica e desueta, potremmo parlare di civile convivenza?
Forse, semplicemente vogliamo dire che, perché alberghi e sia costruttivo, il multiculturalismo presuppone il reciproco, costante e convinto rispetto dell’Altro prescindendo dal luogo, dalla Nazione in cui si è chiamati a rispettare tale principio?
Non posso tradire i miei ideali offrendo, al quesito posto da questo Convegno, metodologie, interpretazioni e soluzioni che contraddicano ed esulino dal mio essere Massone e Scozzese.
I nostri principi, i nostri Landmarks non attengono mai al singolo: quest’ultimo – se pur considerato imprescindibilmente essenziale- è parte costituente dell’Universalità così come l’Europa è parte costituente della globalità con la quale si correla quotidianamente.
Conseguentemente, ritengo che sia necessario determinare come debba essere affrontata e risolta l’interpretazione del multiculturalismo affinché ogni ordinamento istituzionale riconosca e rispetti l’identità linguistica, religiosa e culturale delle diverse componenti etniche presenti nelle complesse società odierne.
Dunque, dall’universale, al particolare.

Molti anni or sono sono stato accolto, nella mia Loggia Madre, con una dichiarazione che è stata fondamentale per il mio relazionarmi con il prossimo: “Tu sei mio Fratello”.
Questa asserzione che, interiormente, vivo quotidianamente, mi induce a ritenere che il multiculturalismo – così come è oggi inteso – sia un falso problema se, a monte, ciascuno di noi non riconosce nell’altro sé stesso, se non comprende che le umane limitazioni dovute al credo politico, a quello religioso ed alle etniche costumanze falsano la visione dell’Unicum comune che è in ciascun Essere Umano.
Soltanto così il Multiculturalismo non costituirà una condizione per il futuro dell’Europa.

Lecce, 07 novembre 2018

Leo Taroni, 33° SGC

 

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