Convegno Percorsi Iniziatici

Intervento del Sovrano Gran Commendatore Leo Taroni 33°, tenutosi in occasione del Convegno su “Percorsi Iniziatici” promosso dal Capitolo Adriatico n. 11 dell’Ordine delle Stelle d’Oriente, il 21 aprile 2018 a Taranto.

Esoterismo e Tradizione

“La tradizione non si può ereditare e chi la vuole, deve conquistarla con grande fatica”.
Così, sinteticamente, affermava il Premio Nobel per la Letteratura Thomas Stearns Eliot che, seppur non massone ritengo abbia efficacemente tracciato l’impegno necessario per affrontare il percorso proprio del nostro Ordine.

Il mondo occidentale, spesso chiuso in una angusta ed improduttiva concezione materialistica, è stato periodicamente e convulsamente sospinto dalla necessità o dal desiderio di sperimentare qualcosa di diverso dalla pochezza della contingenza quotidiana pervenendo tuttavia, proprio per la propria limitazione interiore, a situazioni e forme che potremmo definire superstiziose  e sostanzialmente prive di ogni substrato di vera spiritualità, che nulla hanno da condividere con la reale ricerca della Via della Tradizione.
René Guénon parlava, a tal proposito, di neospiritualismi ed ancorché il suo pensiero possa da taluni non essere totalmente condiviso, tuttavia ritengo che -con rigore- egli abbia avuta la capacità  di  fare pulizia di quel sincretismo letterario e culturale, che sotto la voce “esoterismo” ha assorbito filoni letterari e generi pseudo-scientifici, che con il vero esoterismo nulla hanno da spartire: spiritismo, fantascienza, surrealismo ed altri termini che, fittiziamente, si vorrebbero ricondurre a strumenti idonei nella ricerca della vera Conoscenza.
In effetti, nonostante i deformanti percorsi materialistici e le mistificanti filosofie sincretiche occidentali dei nostri giorni, permane in molti non rassegnati la costante ricerca di una Conoscenza – se vogliamo rimanere nel tema, di una Tradizione – che riconduca ai principi di un Ordine primigenio dal quale tutto procede perché depositario di una Sapienza che, ai più, appare del tutto perduta.

Abbiamo sin qui trattato di spazio e tempo, presupposti che di per se stessi ritengo siano i fondamentali ostacoli per la ricerca e la interiorizzazione di quella Tradizione Perenne ed Universale, che deve essere atemporale e a-spaziale, ma che nel tempo e nello spazio si è sostanziata nell’essenza degli Ordini iniziatici i quali, come tali, rimangono gli unici depositari di tale Sapienza: la medesima, grazie alla quale il Maestro Venerabile apre i Lavori nelle nostre Officine luoghi, i Templi, che per le loro caratteristiche dobbiamo costituire in termini metastorici e, pertanto, sottratti alla angustia della fisicità.
Così, conseguentemente, la Massoneria ed il Rito Scozzese Antico ed Accettato in particolare non possono rimandare ad alcuna scuola filosofica, non possono e non devono essere tacciate di spiritualismo, panteismo, deismo perché esse sono esclusivamente Ordini Iniziatici ed in quanto tali depositari della Tradizione.

Nel trascorrere dei secoli, l’Occidente è stato ripetutamente permeato da Scuole e singoli Pensatori che si sono dipanate dai Misteri Greci al Dionisismo, dall’Orfismo al Pitagorismo.
Ed ancora, presso i Romani, gli Auguri, i culti di Cibele e Mitra per giungere all’alchimia medioevale, alla Kabbalah, proseguendo con Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Paracelso, i Rosa Croce, i martinisti: tutti permeati dal desiderio di ritrovare –mediante metodi e strumenti variegati- il percorso che potesse loro consentire di pervenire alla Tradizione primordiale che, sovente, si cela sotto molteplici miti o simboli che, per la loro reiterazione in culture diverse attestano come la ricerca del Vero si sia trasmessa nel trascorrere del Tempo.
Il nascosto, l’interiore, l’ESOTERICO, per intenderci, era il metodo adottato nelle Scuole, per trasmettere ai discepoli –o per meglio dire tramandare- la Dottrina esoterica, il metodo necessario per percorrere la Via che dall’oggi riconduce al primordiale, all’Essenza stessa, fatta salva la possibilità che tale metodologia potesse essere espressa come semplice elemento cognitivo –quindi exotericamente – ai non Iniziati.
Dunque, due momenti assolutamente diversi nel contenuto e nella forma che, se intesa e vissuta esotericamente, diviene sostanza assumendo la caratteristica peculiare del Rito.
La metodologia esoterica presuppone la partecipazione cosciente ai momenti simbolici atti a percorrere la Via Tradizionale; momenti, ritmi, simboli che legano coloro che sono accomunati dal medesimo atto iniziatico pur nella diversità della loro individuale interpretazione esperienziale.
Trattando dell’esoterismo e della conseguente percezione individuale del metodo fruito, si afferma spesso che, in quanto esperienza diretta, questo sia anche non comunicabile.
Come dunque possiamo affermare che esista la trasmissione di un metodo esoterico se questo è nella sua sostanzialità incomunicabile?
Sembrerebbe una contraddizione in termini.
Ritengo che la chiave interpretativa debba essere ricercata nel momento iniziaticamente sacrale nel quale “sottilmente”, il Maestro Venerabile per quanto attiene l’Ordine ed il Presidente della Loggia di Perfezione o della Camera Capitolare per quanto attiene il Rito Scozzese- trasmettono ad ogni singolo iniziato le potenzialità metodologiche, esoteriche appunto, per riconoscere la giusta Via, percorrerla e pervenire coscienzialmente all’Uno.
Appare evidente che ciascuno di questi momenti iniziatici che usiamo definire Gradi Massonici è strettamente connesso al suo successivo ed all’antecedente così da poter plasmare armonicamente l’Io cosciente risvegliato dall’Iniziazione.
Vorrei, se mi è consentito e non essere tacciato di eresia esoterica, affermare la unicità del momento iniziatico che si disvela progressivamente nella sua complessità –i Gradi Massonici- così come avviene, per similitudine, con i sette chakra che, variamente distribuiti lungo un solo corpo e diversamente cromatici, attivano specifiche energie e percezioni interiori che consentono di acquisire consapevolezza del Se.
Per altro, sono altresì convinto che l’esteriorità esoterica del percorso iniziatico debba inevitabilmente trasmutarsi – quasi alchemicamente – in una vera, personale dimensione interiore che – superati i simboli, gli archetipi esteriori, i progressivi stati di coscienza – porti al momento intuitivo di percezione ed identificazione nell’Uno.
Questo è quanto offre il Percorso Scozzese, se ben inteso ed individualmente interiorizzato, metodo squisitamente esoterico che affronta i progressivi stati coscienziali dell’Iniziato e determina la simultanea apertura del cuore e della mente scevri da ogni vincolo materiale e temporale.

Se dunque l’esoterismo è una specifica metodologia strumentalmente operativa, quale ruolo assume la Tradizione in tale specifico ambito?
Parlare oggi di Tradizione dimostra una vana ed illusoria contrapposizione al progresso dal quale – spesso in termini negativi – siamo tutti fagocitati?
Quanti realmente comprendono che Tradizione non vuol dire comunanza di usi, di costumi, di credi e giungono infine alla sua aggettivazione con il termine tradizionalismo?
Ritengo che la Tradizione, la sua ricerca ed il suo conseguimento, costituisca il perfetto antidoto ai mali che la nostra civiltà  – vorrei meglio dire inciviltà – ci arreca quotidianamente.
La ricerca della Tradizione è la compiuta finalizzazione del nostro essere qui ed ora.
Esiste una logica conseguente anche nella terminologia della tematica che oggi stiamo affrontando e che unisce logicamente e conseguenzialmente i termini esoterico e tradizione: il primo evidenzia l’interiorità del metodo, il secondo la effettiva operatività ed il fine ultimo della ricerca, del percorso.
La Tradizione, metodologicamente esoterica e propria degli Ordini Iniziatici, consente se effettivamente perseguita come Via sapienziale, di pervenire al centro esatto del Sé inteso – a mio avviso – come conoscenza ed acquisizione del Divino che è in ciascun Essere umano.
Presupposto della possibilità di poter acquisire quanto dalla Tradizione può essere trasmesso è il momento della Iniziazione che costituisce il momento e l’atto fondamentale che, trasformando radicalmente colui che la riceve, conferisce le potenzialità che dovranno essere sollecitate per la consapevole acquisizione della Sapienza nella sua accezione unica.

Dai profani e non solo da essi, sentiamo definire la Libera Muratoria come società di persone che hanno come fine ultimo il perfezionamento spirituale dell’individuo.
Non condivido totalmente tale reiterata affermazione perché ritengo, invece, che non si tratti di perfezionamento spirituale -che a mio avviso è riconducibile a stadi di natura religiosi e pertanto rapportati a momenti squisitamente umani e controllati da esseri umani (clero, rabbini, imam, guru)-, quanto di acquisizione personale e cosciente della Verità unica alla quale si giunge ripercorrendo la Via Tradizionale avendo ben presente che non possono esistere Dei o Divinità antropomorfe e consolatorie ed assolvitrici delle nostre imperfezioni.
Spesso sentiamo parlare di pluralità di Tradizioni: ebraica, cristiana ed altro ancora: tutte si riallacciano a qualcosa di preesistente e non classificabile, talché non a caso tutti gli Dei e le divinità sono nate il 25 dicembre: ciascuno ha voluto dare il proprio imprinting partigiano alla propria struttura, la mia verità – afferma ciascuno di essi –  è più verità della tua.

Diversamente, ritengo che la Tradizione, la trasmissione, non posa e non debba avere connotazioni riconducibili ad una specifica dottrina ma che, pur nel rispetto dei differenti credi, la Tradizione perseguita esotericamente sia una e non di esclusiva proprietà di un solo gruppo: essa è Universale, ed il suo percorso si compie mediante la simbologia esclusivamente esoterica.
Simbologia, non filosofia esoterica perché quest’ultima presuppone una scuola, presuppone maestri, mentre invece ritengo – forse errando – che il percorso alla ricerca della Tradizione debba essere assolutamente individuale ed il suo raggiungimento del tutto incomunicabile.
Di per sé, il momento iniziatico è un momento elitario: non tutti dispongono delle potenzialità atte a rinascere in uno stato sapienziale: in un Ordine Iniziatico non possiamo dare spazio al buonismo perché tale Ordine è e deve essere, per sua intrinseca natura, assolutamente elitario nel senso positivo del termine il che non vuol dire predominio od egoismo a scapito di altri.
In una condizione egualitaria per potenzialità effettive – ed a tal proposito evidenzio la assoluta necessità che le tegolature dei profani siano condotte nella convinzione che si stia permettendo il futuro accesso in un Ordine Iniziatico e non in una associazione – l’iniziato, nello svolgimento dei Lavori Rituali può –con gli strumenti esoterici a lui conferiti ed in simbiosi con i Fratelli che hanno sacralizzato il Tempio esteriore-  pervenire alla realtà della Tradizione, cioè in una condizione primigenia nella quale l’individuo era in un consapevole rapporto con il Principio.
Questi Iniziati, in quanto tali qualificati, possono sostanzialmente ripercorrere a ritroso sino alle origini il momento della Conoscenza che consente la percezione armonica dell’Uomo con il Tutto e permettere che l’assioma ”Così in alto,così in basso” della Tavola Smeraldina attribuita ad Ermete Trismegisto, sia semplicemente “Così in alto”.
Il nostro, il Lavoro Libero Muratorio non è misticismo e travalica il fideismo religioso: Giordano Bruno affermava: “ Dimentica tutto quello che ti hanno insegnato i pedanti. Convinciti che niente ti è impossibile… Richiama a te tutte le sensazioni di ciò che esiste… Immagina di essere ovunque… al di là della morte.

Se disponiamo dunque di queste capacità risvegliate dalla rituale Iniziazione abbiamo nel contempo la capacità di ricevere la Tradizione e di ritrasmetterla perché questo ritengo sia il vero compito del Massone: dal momento in cui “la pietra cubica ha sudato sangue ed acqua; in cui la Parola si è smarrita” al momento nel quale “la Parola è stata ritrovata… la nuova Legge regna nei nostri cuori”.
L’introduzione al percorso che riconduce l’uomo al punto originario deve focalizzarsi sul superamento coscienziale della soglia oltre la quale possiamo ricevere – ed in futuro ritrasmettere – la sacralità che ci consentirà di leggere e vivere esotericamente i Riti ed i Simboli propri del nostro Ordine.
In esso, è assente la figura sacerdotale intermediatrice propria delle varie religioni: il Maestro Massone non è figura intermediaria con l’Iniziato ma comunica, TRASMETTE ESOTERICAMENTE, trasmette interiormente alle sostanziali energie rituali, le potenzialità per pervenire alla Conoscenza, tramite l’Intuizione che ci rende completamente diversi dal prima.
La Tradizione avviene quindi tramite la continuità di una catena iniziatica ininterrotta nel tempo, riconducibile ad un primigenio momento unico: la Tradizione, di conseguenza, come momento Universale e Perenne.

Per ultimo, nella valutazione che questo nostro colloquio non debba essere sterilmente cattedratico ed avulso dalla realtà, mi sono chiesto quale sia il ruolo della Tradizione e dell’Esoterismo rispetto alla società odierna, al progresso, al positivismo, al mutare dei tempi.
Il trascorrere del tempo, dei secoli, ha dimostrato la conseguente mutevolezza degli usi e delle costumanze: quel che era illecito un tempo è divenuto ora lecito e, talvolta, viceversa.
Le consuetudini sono state adattate alle nuove e pressanti aspettative positiviste talché anche la spiritualità di taluni credi si è piegata all’esigenza di mantenere il contatto con i propri fedeli, mutando secondo le diverse esigenze i principi che un tempo si definivano incrollabili e fondanti della propria religiosità.
Se ciò per un verso potrebbe rattristarmi perché vedo, nel mondo profano l’incalzare del dubbio inteso negativamente – non del dubbio massonico quale momento di ricerca ed edificazione – tuttavia questo rinsalda il mio convincimento sulla bontà delle mie precedenti asserzioni.
La immutevolezza della Tradizione quale Principio Perenne ed Unico testimonia l’esistenza di una coerenza interiore della quale anche i non iniziati avvertono la necessità e che noi, testimoniando con il nostro Essere tale Tradizione, continuiamo a lavorare per il bene dell’Umanità intesa questa come un tutto unico.
La Divisa del Rito Scozzese, ce lo impone: Ordo Ab Chao.
Dal temporale fluente e mutevole, alla Tradizione, al Vero. Unico ed immutevole.

Leo Taroni 33° SGC

 

 

FacebookTwitterWhatsAppEmail