Borsa di Studio Catarsini

Intervento del Sovrano Gran Commendatore Fr. Leo Taroni 33° tenutosi durante la cerimonia di consegna della Borsa di Studio in memoria del Fr. Orazio Catarsini 33°, domenica 22 aprile 2018 alle ore 10.00, presso l’Hotel Peloro di Messina.

Probabilmente Dio ha cambiato volto

Desidero tracciare l’impegno che il Rito Scozzese ha affrontato per migliorare l’Umanità, contribuendo al suo progresso, e di come – parallelamente – la ricerca scientifica si coniughi perfettamente con la ricerca della Verità che ciascuno di noi deve realizzare nel proprio Io.
Inizierò dalla scienza.
Recentemente, un caro amico astrofisico mi ha raccontato che due stelle di neutroni situate a 130 milioni di anni luce da noi, in rapida rotazione l’una attorno all’altra, si sono scontrate e fuse in un unico oggetto, generando un’esplosione seguita da un’intensissima emissione di raggi gamma, oltre ad un’onda gravitazionale, che secondo gli scienziati è un’increspatura dello spazio-tempo.
In pochi secondi è stata rilasciata tanta energia, quanta ne è prodotta dal nostro sole in tutta la sua vita. Il fenomeno è stato registrato, il 17 agosto dello scorso anno, attraverso i rilevatori di onde gravitazionali collocati sia in Louisiana, nello stato di Washington sia in Italia, a Pisa, e dai 70 telescopi distribuiti sulla superficie terrestre.
Ricordiamo che tutto questo è accaduto 130 milioni di anni luce da noi.
Sebbene questi fenomeni siano di difficile comprensione per i non addetti ai lavori, tuttavia essi ci fanno comunque comprendere che la nostra conoscenza ci consente di poter scrutare nell’infinitamente grande che ci circonda, sino ai confini dell’universo: cerchiamo di scoprire le leggi che lo regolano, come nell’infinitamente piccolo, con i grandi vantaggi che ne abbiamo tratti per la nostra stessa esistenza.
In mezzo a tutto questo stanno gli esseri umani ai quali un tempo era vietata la conoscenza.
Ricordo il passo della Genesi ove Dio proibisce ad Adamo ed Eva di mangiare il frutto della conoscenza, cogliendolo dall’albero del bene e del male: cacciati dal paradiso terrestre, luogo di delizie, furono allontanati dall’albero della vita, e condannati a lavorare la terra da cui erano stati tratti.
La narrazione mitologica fattane dai greci è meno criptica, il mito racconta che il compito di popolare la terra, una volta creata. fu affidato a due giganti, ai fratelli  Epimeteo e Prometeo.
Epimeteo si pose all’opera per plasmare  armonicamente i vari animali, affinché nessuna specie sopraffacesse o annientasse un’altra:  esemplificando, ai predatori (limitandone però il numero),  diede velocità, zanne ed artigli, agli erbivori che dovevano difendersi, corna e zoccoli.
Tuttavia, quando Prometeo controllò il lavoro del fratello, vide che tra tutte le creature solo l’uomo era rimasto privo di difese, nudo ed inerme di fronte a qualsiasi pericolo e,  mosso a compassione,  rubò agli dei il fuoco e la sapienza, per donarli all’uomo.
Gli uomini, pur così dotati di mezzi per sopravvivere, rischiavano tuttavia di estinguersi a causa della reciproca diffidenza che impediva la formazione di gruppi stabili e relegava gli individui alla solitudine.
A questo punto il medesimo Zeus, preoccupato della sorte dei mortali, inviò Ermes sulla Terra per distribuire pudore e giustizia a tutti gli uomini affinché tutti possiedano tali virtù.
Ne consegue che mentre per le altre arti vi sono pochi esperti a cui rivolgersi in caso di bisogno, per la virtù ciò non accade, poiché tutti ne sono provvisti.
La narrazione mitica che leggiamo nel dialogo di Platone contro il sofista Protagora, si presta ad alcune considerazioni sulla virtù: infatti, grazie al dono di Zeus sono nate le città ed i mortali sono potuti uscire dalla condizione ferina: per mantenere questo status, i genitori educano fin dall’infanzia i figli alla virtù.
La virtù umana si può dunque insegnare, e chiunque è in grado di apprenderla.
Certamente, qualcuno si dimostrerà meno virtuoso degli altri, ma ciò avviene anche nelle altre arti e mestieri: tra gli allievi di un violinista accade che qualcuno superi gli altri, eppure tutti, a loro modo, hanno appreso a suonare il violino.
E così anche per la virtù: qualsiasi individuo che abbia ricevuto un’educazione sarà senz’altro più virtuoso di un primitivo o di un animale.
Le leggi costituiscono la ulteriore dimostrazione che la virtù si può insegnare: esse puniscono chi le viola e la finalizzazione della pena dovrebbe essere quella di evitare che il colpevole ripeta il reato, e ciò le attribuisce un valore correttivo difficilmente sostenibile se si ritiene che la virtù non si possa insegnare.
Per evidenziare il lungo processo di sviluppo della conoscenza come frutto della ricerca della verità ho voluto accostare la narrazione di un recente traguardo raggiunto dalla scienza al racconto biblico, a quello mitico, della nascita dell’umana famiglia.

Il Rito Scozzese Antico e Accettato, Ordine iniziatico aperto a coloro che intendano seguire una via di perfezionamento interiore, è ben conscio che la Conoscenza è consapevolezza conseguita mediante una specifica metodologia di natura squisitamente esoterica.
Il Rito Scozzese è altresì conscio che l’insegnamento della scienza e della tecnologia, tanto importanti per il progresso dell’Umanità, non deve oscurare però quello delle discipline umanistiche, altrettanto importanti come riflesso di antiche culture e tradizioni.
Il percorso di perfezionamento si fonda anche sul recupero degli insegnamenti che ci vengono dallo studio delle antiche civiltà come quella egizia e greca anche se lo studio della mitologia classica – tanto necessaria per meglio comprendere i moti dell’animo umano e le forze quasi magiche che sono alla base della società occidentale-, sembra debole se non inesistente nelle nostre scuole.
Basti pensare al mito di Antigone, la coraggiosa giovane che si oppone al tiranno Creonte il quale – contravvenendo alle leggi degli dei che rappresentano i più alti principi, sanciti per noi nei diritti fondamentali- voleva lasciare insepolto il cadavere del fratello, caduto in combattimento.
La scienza, che non deve essere frenata nel suo sviluppo dai pregiudizi, a sua volta si deve ispirare alla virtù perché le ricerche devono essere fatte sempre a vantaggio dell’uomo e non contro uomini e donne, come purtroppo è successo in passato a causa di funeste ideologie.
La scienza deve, insieme alle tecnologie, soddisfare le nostre speranze di poter vivere più felici in un mondo migliore.
Siamo un po’ tutti come quei lavoratori pendolari che in tutte le stagioni attendono all’alba scomodi treni lungo i binari di grigie stazioni. Possiamo immaginare i loro desideri, le loro attese, ma anche i disagi di una vita di lavoro che occupa gran parte del loro tempo e la speranza in un futuro migliore.
Saremmo noi capaci di contribuire all’esaudimento di tante attese?.

Il Rito Scozzese nei suoi duecentododici anni di vita è stato ed è un costante faro di riferimento contro l’ignoranza e le superstizioni ed i tanti pregiudizi che ci insidiano nella quotidianità.
Il percorso Scozzese è segnato dallo studio dei Rituali che sono parte costitutiva ed integrante dei nostri Gradi basati sui grandi ideali della virtù, della filosofia, della spiritualità, intesi tutti come Momento Iniziatico.
Movente profondo è la ricerca della Verità, quella unica come tale, che non può essere insegnata, perché ciò prescinde dagli scopi del Rito Scozzese, libero com’è da qualsiasi forma di settarismo dottrinario.
Il nostro scopo è di indicare la Strada che porta alla Verità alla quale ciascuno di noi deve pervenire: questo è l’impegno che ciascun Fratello Scozzese deve assumere per se stesso e per il Rito.
E’ quindi una guida sicura, indicando le fondamenta comuni dei diversi approcci sia filosofici sia spirituali che ciascuno, secondo la propria formazione culturale ed interiore, può meglio utilizzare ai fini della propria ricerca.
Questo percorso non può limitarsi soltanto di un fatto puramente intellettuale.
In questo Viaggio, la pratica dei rituali, svolta in comune con gli altri Fratelli, consente di rafforzare il legame che deve unire quanti hanno deciso di percorrere la via Massonica in generale e quella Scozzese in particolare.
Una volta assimilati, è nostro precipuo compito che tali insegnamenti debbano giovare al miglioramento generale della vita sociale, grazie alla consapevole e quotidiana nostra testimonianza.
La nostra forza, lontana da intrighi pseudo politici e dai conseguenti compromessi, è la libertà di pensiero suffragata dal dono del nostro tempo e del nostro impegno per fare meglio conoscere la nostra Istituzione specialmente ai giovani.
Possiamo e vogliamo incoraggiarli e sostenerli anche nei loro studi, così come facciamo oggi premiando una giovane e valente ricercatrice.
Auspichiamo che molti di questi valenti giovani possano, un giorno, rivolgere la loro attenzione anche alla Massoneria ed al Rito Scozzese perché il loro contributo intellettuale ed interiore possa apportare nuova linfa vitale nella costante ricerca dell’unica Verità, quella Verità che deve unire tutti gli uomini liberi e di buona volontà.
Dobbiamo guardare alle giovani generazioni con particolare attenzione perché in molti casi stanno vivendo una grande crisi spirituale, impegnati come sono in una ricerca esistenziale in un mondo completamente disincantato: sono alla ricerca della loro strada, una ricerca tanto più difficile in una società come la nostra disillusa e confusa.
Queste problematiche emergono dalle inchieste promosse dai grandi mezzi di comunicazione.
In un mondo individualista nel quale l’impegno nel campo religioso non è certamente facile, sovente ci si chiede quale sia il rapporto dell’attuale generazione nei confronti della fede, anche se questa potrebbe dare senso alla vita.
Quando la fiducia nell’esistenza di Dio viene meno e si prova quasi un profondo risentimento verso questo Dio, del quale viene messa in dubbio l’esistenza stessa, esistono altre strade oltre a quella proposta dalle religioni?

Molti giovani vogliono ritrovare il senso profondo della vita, ed  il Rito Scozzese, quale Ordine Iniziatico aconfessionale, intende impegnarsi in questo nuovo ruolo imposto dalle circostanze.
I giovani che non hanno forti legami con il loro ambiente sociale e familiare ne possono essere travolti. Specialmente con l’avvento dei network sociali essi sono immersi in una realtà fattuale e costantemente distratti dalla spiritualità, intesa anche come fede religiosa. Dio non è morto ma, probabilmente per loro potrebbe aver cambiato volto.
Desidero concludere, riprendendo e adattando il monito del presidente Kennedy: esorto tutti, e i Fratelli del Rito Scozzese in particolare, a non chiedere cosa il nostro paese può fare per noi, chiediamo cosa possiamo fare noi per il nostro paese.
Cosa possiamo fare, insieme, per la libertà delle donne e degli uomini, per l’affermazione dei loro diritti, alla gloria del Grande Architetto dell’Universo e nella consapevolezza che, qui sulla Terra, il Suo progetto deve essere anche il nostro.

Leo Taroni 33° SGC

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