ACCADDE IL 9 LUGLIO

A Trento il 10 luglio di cent’anni fa il Fratello Cesare Battisti è stato impiccato dagli austriaci nella fossa del Castello del Buon Consiglio. Si era arruolato nell’Esercito Italiano nel maggio del 1915, quindi venne fatto prigioniero sul monte Corno, mentre valorosamente combatteva a capo della sua Compagnia di Alpini.

Cesare Battisti, (Trento 1875 – 1916). dedicò la vita alla causa della sua terra, il Trentino, per ottenerne l’autonomia amministrativa dall’Impero austriaco prima e l’annessione all’Italia poi. Figlio di un commerciante, nel 1893 s’iscrisse alla facoltà di lettere di Firenze dove concluse gli studi con una tesi di geografia trentina, che fu molto apprezzata ed ottenne importanti riconoscimenti. Materia di cui anche in seguito continuò a occuparsi. Si diede giovanissimo alla vita politica conciliando irredentismo e socialismo. Proprio a Firenze, come ha scritto Gaetano Arfé, aveva avuto «il suo primo incontro con il socialismo, che per l’audacia delle posizioni teoriche e politiche, per l’alone romantico che gli derivava dalla ostilità dei ceti conservatori e dalle persecuzioni dei governi, conquistava in quello scorcio di secolo gli animi dei giovani più vivaci e generosi. In lui l’adesione al socialismo non fu allora, e neanche dopo, accettazione integrale di una dottrina, ma piuttosto scoperta di una fede, nella quale vedeva sintetizzati tutti i valori civili, etici e politici del Risorgimento, che dovevano assumere completezza e concretezza storica per iniziativa di popolo, un popolo inteso forse alla maniera mazziniana più che marxista. Del socialismo, tuttavia, il B. fu milite fervente, e a Torino, dove si trasferì nel 1895, trovò modo di fare le sue prime esperienze politiche dirette, e di interessarsi anche al funzionamento di quella Camera del lavoro, una delle prime sorte in Italia».
Preclusa ogni altra attività politica irredentista dall’esistenza della Triplice Alleanza, Battisti, per circa un decennio, pose al centro del proprio programma la lotta per l’autonomia amministrativa del Trentino e la richiesta di un’università italiana a Trento. Nel 1900 fondò il Popolo e nel 1904 subì una breve prigionia a Innsbruck. Eletto nel 1911 deputato alla Camera di Vienna, mostrò nei suoi discorsi di non credere più alla possibilità di una convivenza del Trentino con l’Austria. Scoppiata la prima guerra mondiale, si stabilì (agosto 1914) a Milano, sviluppando un acceso programma interventista, con discorsi di propaganda tenuti nei centri principali d’Italia.
Entrata l’Italia in guerra, Battisti, si arruolò volontario negli Alpini. Dopo un suo impegno presso lo Stato Maggiore italiano, dove poté sviluppare la sua grande competenza di geografo con la compilazione di guide militari dei confini italiani, ottenne di tornare al fronte con il grado di tenente, al comando di una compagnia del battaglione Vicenza. La metà di maggio 1916 vide scatenarsi sul fronte degli altipiani una violenta offensiva austriaca, contenuta dalle truppe italiane, che passavano al contrattacco. In questa fase della vicenda militare fu dato ordine di conquistare una cima di notevole importanza, il monte Corno. L’attacco, non sostenuto dai rinforzi previsti, fu sanguinoso e sfortunato.
«Il 10 luglio 1916, dopo una notte di combattimenti, con la compagnia decimata, Cesare Battisti fu fatto prigioniero insieme a Fabio Filzi, istriano e triestino di adozione. L’11, incatenati su due carrette, percossi e oltraggiati lungo il cammino, i due prigionieri furono condotti a Trento e sottoposti a una corte marziale, che li giudicò colpevoli di alto tradimento, condannandoli all’impiccagione. La sentenza fu eseguita il 12 luglio nella fossa del Castello del Buon Consiglio in Trento».

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